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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Uccise il babbo, sarà giudicato con rito abbreviato. Ma una perizia dovrà stabilire se era capace di intendere

Sarà giudicato con rito abbreviato condizionato ad una perizia medico legale. Giacomo Ciriello, il 18enne che lo scorso febbraio uccise il padre sparandogli due colpi di fucile, questo pomeriggio è arrivato al tribunale di Arezzo assistito dal suo...

Sarà giudicato con rito abbreviato condizionato ad una perizia medico legale. Giacomo Ciriello, il 18enne che lo scorso febbraio uccise il padre sparandogli due colpi di fucile, questo pomeriggio è arrivato al tribunale di Arezzo assistito dal suo avvocato Stefano Del Corto.

Il suo volto è rimasto celato dietro alla porta dell'aula Miraglia alla Vela. Silenzioso, composto, ha seguito l'intera udienza presieduta dal Gip Giampiero Borraccia. Prima la costituzione di parte civile da parte dello zio Antonio Ciriello, fratello della vittima. Poi la richiesta del rito abbreviato: una breve camera di consiglio e quindi la decisione. Sarà una perizia con consulenti nominati dal tribunale a stabilire se il ragazzo quella tragica notte era in grado di intendere e di volere. Una perizia fondamentale, perché se stabilisse che il giovane era del tutto incapace di intendere al momento del delitto sarebbe non imputabile. Ergo il processo non sarà celebrato. INCARICO

L'udienza per conferire l'incarico si svolgerà il prossimo 5 dicembre. I nomi dei consulenti del tribunale sono già stati svelati: si tratta del medico legale di Firenze Massimo Forgeschi e dello psichiatra Massimo Marchi.

PARTE CIVILE

Come detto lo zio di Giacomo, Antonio Ciriello, assistito dal legale Tiberio Baroni, si è costituito parte civile. Lacrime agli occhi, appena ha visto il nipote lo ha abbracciato senza riuscire a trattenere il pianto. "Abbiamo chiesto il risarcimento di un euro - dice il legale - non si tratta di una questione economica, ma della volontà di vedere fatta giustizia. E a preoccupare il mio assistito adesso sono soprattutto le condizioni del nipote e la sua fragilità". IL DELITTO

Era la notte tra il 26 e il 27 febbraio scorso quando a Lucignano, in una casa di campagna, si consumò la tragedia. Giacomo viveva da poco tempo con il padre Raffaele. Tra i due i rapporti non erano idilliaci. A complicare le cose la difficile separazione tra i genitori che aveva segnato profondamente l'infanzia del giovane. Era da poco passata la mezzanotte e il padre, artigiano titolare di una carpenteria metallica, era appena rincasato.Il figlio e lo stava aspettando con in braccio la doppietta che era detenuta in casa e ha fatto fuoco sparandogli al volto. Il proiettile ha colpito il 51enne sotto lo zigomo sinistro, non lasciandogli scampo. Poi Giacomo ha contattato le forze dell’ordine per costituirsi: “Ho ucciso mio padre”, ha detto.

Adesso Giacomo si trova agli arresti domiciliari presso una casa famiglia di Prato. Qui sta proseguendo il suo percorso di recupero. Tra le mura di quella struttura dove si è ambientato ha realizzato quanto accaduto, ha capito che lo aspetta un processo. E che il suo futuro e il resto della sua vita resteranno per sempre segnati da quella drammatica notte.

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