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Cronaca Lucignano

Uccise il babbo, dopo percorso in una Rems chiede misure più leggere

Domani Giacomo Ciriello sarà di nuovo di fronte al giudice che valuterà il percorso fatto dal ragazzo e la possibilità di essere inserito in una struttura che gli permetta di avere più libertà per reinserisi nella società

Nella Rems di Abbadia San Salvatore dove si trova dal 2019 Giacomo sta proseguendo il suo percorso di ritorno alla vita. Guarda avanti, studia e cerca di costruirsi un futuro. Quello che con le sue stesse mani ha interrotto quando, durante quello che è stato definito uno "scompenso psicotico delirante", ha imbracciato un fucile e ha ucciso il proprio padre sulla soglia di casa.  Domani, a fianco del proprio avvocato Stefano del Corto, il giovane tornerà di fronte a un giudice in una udienza nella quale saranno valutate le sue condizioni e verrà deciso se disporre un trasferimento in un ambiente con meno restrizioni, ovvero una struttura di primo livello. Più libertà dunque, in virtù dei progressi fatti in questi anni e per tentare di ricostruire quando distrutto in quella notte del 26 febbraio 2017, togliendo la vita al padre, Raffaele Ciriello.

Assolto dopo aver ucciso il padre: "Spero di reinserirmi nella società"

Il delitto

La tragedia si consumò nel cuore della notte, in una casa di campagna di Lucignano. Giacomo, appena 18enne, viveva da poco tempo con il genitore. Tra i due i rapporti non erano idilliaci. A complicare le cose la difficile separazione tra i genitori che aveva segnato profondamente l’infanzia del giovane. Era da poco passata la mezzanotte e il padre, artigiano titolare di una carpenteria metallica, era appena rincasato.Il figlio e lo stava aspettando con in braccio la doppietta che era detenuta in casa e ha fatto fuoco sparandogli al volto. Il proiettile ha colpito il 51enne sotto lo zigomo sinistro, non lasciandogli scampo. Poi Giacomo ha contattato le forze dell’ordine per costituirsi: “Ho ucciso mio padre”, ha detto.

Il processo

Durante il processo il giovane fu sottoposto a perizia psichiatrica. Furono il medico legale Massimo Forgeschi e lo psichiatra Massimo Marchi, incaricati dal Tribunale di Arezzo ad eseguirla, facendo emergere un importante disturbo della personalità sfociato in uno "scompenso psicotico delirante", durante il quale si consumò l'omicidio. Secondo i medici quindi al momento del delitto, il ragazzo non era in grado di intendere e di volere. E fu la stessa pm Laura Taddei a chiedere l'assoluzione sostenendo la necessità di affidarlo ad una struttura di terzo livello ovvero una Rems, cioè quelle strutture che hanno preso il posto i vecchi ospedali psichiatrici penitenziari. 
Giacomo dopo l'affidamento ad una casa famiglia di Prato, dove per mesi è rimasto ai domiciliari, è stato trasferito nella Rems di Abbadia San Salvadore. Qui ha ricevuto adeguate cure e adesso chiede di avere una maggiore libertà in una struttura di primo livello. Un passo dunque verso il reinserimento nella società. 
Sarò il giudice domani a decidere se il giovane, oggi 22enne, sia pronto per questo passo. 

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