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Stregati dal trading online, ma la truffa è dietro l'angolo. L'impennata di casi nell'Aretino e l'ombra del riciclaggio

Solo lo scorso anno la Polizia Postale ha raccolto circa 30 denunce nell'Aretino mentre nell'anno precedente con queste truffe si è volatilizzato oltre un milione di euro. E il 2022, stando a quanto sostengono gli inquirenti, avrebbe addirittura visto un'accelerata dei casi

Per alcuni era un miraggio: l'abbagliante promessa di veder lievitare i risparmi di una vita. Per altri un gioco: per provare il brivido dell'investimento ad alto rischio. Per altri ancora un brillante escamotage: per riciclare denaro. Per tutti però è stata una amara sorpresa: una truffa da migliaia e migliaia di euro. Negli ultimi tre anni Arezzo ha assistito all'escalation di denunce per falso trading online. Nulla a che vedere con gli operatori regolari e certificati dalla Consob. Piuttosto vere e proprie organizzazioni che traghettano i risparmi degli investitori in banche di paesi stranieri e spesso li convertono in bitcoin - eludendo così ogni controllo – per poi farne perdere le tracce.

Solo lo scorso anno la Polizia Postale ha raccolto circa 30 denunce nell'Aretino mentre nell'anno precedente con queste truffe si è volatilizzato oltre un milione di euro. E il 2022, stando a quanto sostengono gli inquirenti, avrebbe addirittura visto un'accelerata dei casi. La provincia si sarebbe contraddistinta a livello regionale, con denunce di gran lunga superiori rispetto alle altre città, e in linea solo con la più popolosa Firenze. Le motivazioni potrebbero essere molteplici: da un lato, dopo le drammatiche vicende del crac di Banca Etruria, i risparmiatori potrebbero aver perso fiducia verso gli istituti di credito e potrebbero aver cercato investimenti alternativi. Dall'altro la pandemia, il tempo trascorso tra le mura domestiche di fronte ai dispositivi elettronici, potrebbe aver facilitato l'attività dei truffatori che avrebbero avuto la possibilità di raggirare più vittime. E poi c'è anche una terza ipotesi, già al vaglio degli inquirenti che stanno portando avanti specifiche indagini, sul riciclaggio di denaro. L'investimento in queste piattaforme, infatti, non sarebbe tracciato come invece lo sono i movimenti che avvengono in banca e sarebbe una vera tentazione per chi vuole nascondere piccoli tesoretti.

Le vittime

A cadere nella trappola del finto trading online sono stati aretini di ogni età e di ogni estrazione sociale. Dalla pensionata all'operaio, dal professionista all'imprenditore. La media degli investimenti va dai 40 ai 50 mila euro: c'è chi si limita a piccole somme, chi invece perde molti soldi, come la 65enne che nell'autunno del 2021 ha denunciato la perdita di oltre 130mila euro.

Prima di lei però altri casi eclatanti si sono verificati tra gli aretini: in pieno lockdown un imprenditore aveva investito e perso circa 380 mila euro, un altro ne aveva visti sparire 240 e un terzo 170mila euro.

Risparmi di una vita, messi insieme a volte anche con sacrificio o addirittura chiedendo prestiti alle banche, spariti da un giorno all'altro con la password per accere alla piattaforma.

Il metodo

Tutto inizia con un piccolo investimento - dai 100 ai 150 euro – e con la cordiale telefonata di un operatore. Italiano, in un paio dei casi al vaglio degli inquirenti addirittura della provincia di Arezzo. Il risparmiatore riceve una password per accedere alla piattaforma e seguire l'andamento del suo investimento. Nei primi tempi i soldi vedono lievitare il loro valore in poco tempo e si innesca un meccanismo che spinge le vittime a tentare nuovi e più importanti investimenti per veder decuplicati i propri beni. Telefonata dopo telefonata i falsi operatori si rendono conto quali sono le disponibilità di chi è dall'altra parte della cornetta. E quando capiscono che le capacità economiche sono al limite, improvvisamente spariscono. Non si trovano più al telefono, la piattaforma non è più raggiungibile e soprattutto dei soldi non rimangono tracce.

Ma dove finiscono? Inizialmente in banche di paesi come Cipro o l'Inghilterra, poi vengono riscossi da un prestanome (che viene ricompensato con una percentuale) e alla fine si volatilizzano, probabilmente trasformati in bitcoin. E a quel punto è difficile recuperarli. Anche perché prima di sporgere denuncia gli aretini attendono in media circa sei mesi: si muovono cioè quando è ormai troppo tardi e i loro risparmi sono già spariti da diverse settimane.

La truffa e le ombre

Molte procure d'Italia stanno indagando su questo tipo di truffa. L'ingeniutà in alcuni casi potrebbe aver fatto venire a galla anche guadagni sommersi. Perché sotto agli occhi degli inquirenti sarebbero balzati anche casi di investitori che avevano a disposizione cifre non giustificabili. Un paio di questi casi sarebbero emersi anche in provincia di Arezzo e sarebbero partite segnalazioni per avviare ulteriori accertamenti. All'orizzonte di questi incauti rispamiatori, si potrebbe stagliare un'ipotesi di reato pesante: quella di riciclaggio.

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