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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Dirigenti della vecchia Banca Etruria alla sbarra per truffa, nuova udienza verso la riunificazione dei procedimenti

Sedevano in quella che la procura di Arezzo ha definito "cabina di regia". Sono funzionari della vecchia Banca Etruria oggi a processo per truffa. Su di loro pendono accuse pesanti: quelle di aver istigato i dipendenti dell'istituto di credito a...

Sedevano in quella che la procura di Arezzo ha definito "cabina di regia". Sono funzionari della vecchia Banca Etruria oggi a processo per truffa. Su di loro pendono accuse pesanti: quelle di aver istigato i dipendenti dell'istituto di credito a vendere i prodotti subordinati – poi azzerati – ai risparmiatori, promettendo vantaggi e promozioni, e creando un vero e proprio metodo da replicare di filiale in filiale.

La nuova udienza del secondo filone del procedimento per truffa sarà celebrata questa mattina. Dopo la falsa partenza di dicembre (un rinvio per l'assenza del giudice) si torna a parlare della vicenda, ma è molto probabile che tutto si concluda con un ulteriore rinvio necessario per riunificare più processi in uno solo. Si tratta di procedimenti con gli stessi capi di imputazione e sui quali dovrà esprimersi il medesimo giudice, Angela Avila.

Questa mattina attese anche varie richieste di costituzione di parte civile: la complessa vicenda è emersa infatti attraverso gli esposti di numerosi clienti. Almeno 25 sono i risparmiatori parte lesa che potrebbero avanzare richiesta.

LA VICENDA

Sono stati gli esposti di questi risparmiatori a mettere in moto la macchia della giustizia, arrivando al processo a carico di cinque dirigenti che, secondo la Procura, sarebbero stati il braccio operativo dell'istituto di credito.

Stando a quanto sostenuto dall’accusa, tre di questi funzionari convocavano e partecipavano a riunioni con i direttori delle filiali: proprio durante tali incontri venivano impartite le direttive di vendere ai clienti maggiormente fidelizzati le obbligazioni subordinate emesse dalla Bpel dal giugno all’ottobre 2013. Ovvero prodotti ad alto rischio, venduti prescindendo dal corretto profilo dei clienti. Un sistema che sarebbe stato ben strutturato, tanto che ciascuna unità territoriale – sostiene la procura- aveva un budget da raggiungere e ogni direttore di filiale e dipendente sarebbe addirittura stato valutato sulla base della quantità di titoli venduti. Non solo, c’era anche un rovescio della medaglia: minacce di emarginazione professionale o trasferimenti erano riservati a quei dipendenti che sollevavano critiche o appunti sulla scorrettezza dell’operazione. Una situazione di alta, altissima tensione dimostrata, sempre secondo l’accusa, dal ritrovamento di un file condiviso online nella rete interna della banca, con la “graduatoria” aggiornatadei singoli dipendenti. Una sorta di classifica con i “piazzamenti” affiancati anche da commenti che andavano dall’apprezzamento per coloro che avevano venduto di più al biasimo per chi invece aveva portato a casa meno risultati. Direttive, quelle impartite dai tre funzionari, che sarebbero state trasmesse dagli altri due imputati nella rete territoriale. Questi ultimi inoltre avevano anche il compito di vigilare sull’attuazione di tale direttive e riferire ai superiori l’andamento delle vendite.

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