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Cronaca San Giovanni Valdarno

C'erano rifiuti pericolosi nel treno arrivato dalla Campania e rimasto fermo per giorni in stazione

I rifiuti dei container erano stati indicati come non pericolosi ma le analisi asseriscono che si trattava di materiale pericoloso, non stabilizzato e non idoneo al trasporto, né smaltibile in discarica per l’elevata concentrazione di metalli pesanti

I rifiuti trasportati nel convoglio merci rimasto per giorni bloccato a San Giovanni Valdarno nel corso dell'estate - causando enormi disagi alla popolazione residente per via dei forti odori - erano pericolosi. Lo rivelano le analisi sul contenuto effettuate per conto della Procura di Arezzo, che ha appena comunicato l'esito dell'accertamento. Non solo: quei rifiuti sono risultati non stabilizzati e non erano idonei al trasporto. Infine non erano smaltibili in discarica "per l’elevata concentrazione di metalli pesanti".

Il treno dei rifiuti, i disagi estivi

E' il 1° agosto 2022 quando scatta l'ordinanza della sindaca di San Giovanni Valdarno Valentina Vadi che, dopo aver raccolto le segnalazioni dei cittadini riguardo l'insopportabile puzza proveniente dal treno fermo sui binari nei pressi della stazione, intima al proprietario dei container e al trasportatore l’immediato ripristino delle condizioni di sicurezza dei container per prevenire pericoli per la pubblica incolumità. Passano i giorni, ma ancora non si capisce bene cosa stia succedendo e perché il convoglio sia fermo: ufficialmente si è trattato di un'avaria. Si sa che il treno era arrivato dalla Campania ed era diretto verso l'Austria, quando a San Giovanni si è fermato. Accertamenti successivi hanno permesso di accertare che il convoglio non era in grado di marciare in sicurezza, con 28 container su 32 che perdevano liquido nauseabondo. Il 4 agosto la svolta, dopo il rapporto della Asl che aveva sottolineato le criticità igienico-sanitarie dello stazionamento del convoglio a San Giovanni: il treno viene dissequestrato e riparte per Marcianise.

Le mosse della Procura

C'erano stati all'epoca interventi dell’Arpat di Arezzo e della sezione di Polizia Giudiziaria Carabinieri della Procura di Arezzo i quali "a seguito di un primo e sommario sopralluogo e data la gravità della situazione - spiega una nota della Procura - dopo la messa in sicurezza dell’intero convoglio, avevano eseguito il sequestro dello stesso al fine di poter compiere successive verifiche per accertare la reale  natura del rifiuto trasportato e le ragioni che avevano indotto Rfi a consentire l’utilizzo della propria linea da parte di  un treno in così precarie condizioni".

L'esito delle analisi

Il convoglio è stato quindi trasferito dalla stazione di San Giovanni Valdarno all’interporto di Maddaloni Marcianise presso il quale il Dipartimento Arpa Campania, insieme ai Carabinieri Forestali di Caserta, hanno eseguito gli accertamenti tecnici disposti dalla Procura di Arezzo al termine dei quali è stato riscontrato che i container "oltre a non essere omologati ed idonei al trasporto di rifiuti quest’ultimi non corrispondevano, per tipologia e caratteristiche,  a quelli dichiarati nei documenti  utilizzati dal produttore e dal trasportatore dei medesimi; in particolare il rifiuto veniva indicato come non pericoloso e stabilizzato laddove invece risulta essere pericoloso, non stabilizzato e non ideoneo al trasporto, né smaltibile in discarica per l’elevata concentrazione di metalli pesanti. La mancata bio-stabilizzazione del rifiuto è stata senz’altro la principale causa delle forti emissioni odorigene che per giorni ha   turbato la quiete dell’intera cittadinanza locale. Tale situazione è potuta emergere grazie al lavoro della Polizia Giudiziaria e alle successive indagini disposte della Procura di Arezzo che hanno permesso di portare alla luce una realtà ben lontana da quella originariamente rappresentata agli organi di controllo al momento del fatto e di interrompere un trasporto pericoloso per la salute dell’uomo e l’ambiente".

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