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Sventato colpo a Banca Etruria, lunga indagine su una banda di professionisti del crimine

Di certo c'è che avevano progettato tutto nei minimi dettagli, avevano anche realizzato il 99% dell'opera. Solo poche ore probabilmente separavano la banda del buco da quello che sarebbe diventato il furto del secolo. Sotto il pavimento del...

Di certo c'è che avevano progettato tutto nei minimi dettagli, avevano anche realizzato il 99% dell'opera. Solo poche ore probabilmente separavano la banda del buco da quello che sarebbe diventato il furto del secolo. Sotto il pavimento del seminterrato della sede centrale di Banca Etruria tutto era pronto per il blitz finale. Questo lasciano intendere gli attrezzi ed il cantiere allestito nella parte tombata del Castro, o meglio al termine del cunicolo, quasi in orizzontale, scavato in più per raggiungere la giusta posizione sotto al pavimento della sala di conta che precede il portone blindato del caveau.

Quanto avrebbero potuto portare via non è stato reso noto per motivi di sicurezza, di certo si parla di svariate decine di milioni di euro contenuti nella banca dell'oro aretina sotto forma di lingotti.

Dal momento in cui l'addetto alla manutenzione ha scoperto quanto stava accadendo nel seminterrato è partita un'indagine, che si presuppone sia lunga e certosina, condotta dalla squadra mobile aretina diretta da Giovanni Schettino. Gli inquirenti sono consapevoli che hanno di fronte un caso non facile, ma anche che il crimine perfetto non esiste. Così sono alla ricerca di ogni traccia utile che li possa mette nella direzione giusta.

Trovare impronte digitali negli attrezzi lasciati dalla banda nel cunicolo non sarà facile, tutti si aspettano che professionisti del crimine così altamente specializzati non abbiano lasciato nulla al caso e quindi abbiano usato come minimo guanti di protezione. La scientifica va avanti su tutti i fronti in base a quanto recuperato sul posto.

I componenti del sodalizio criminoso hanno sicuramente lavorato a lungo, forse un mese per preparare il colpo, facilitati dal fatto che il Castro non è monitorato da videocamere di sorveglianza e che invece avrebbero fatto la differenza in questo caso.

Da capire anche come, o meglio grazie a chi, il gruppo di malviventi possa aver avuto la precisa conoscenza delle viscere di Arezzo e della corrispondenza del Castro con il confine di Banca Etruria.

Per adesso in Procura ad Arezzo il fascicolo aperto per il tentato furto resta contro ignoti.

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