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Cronaca

Strage di Bologna, le nuove condanne e quella scia di soldi che indica Gelli e la P2 come mandanti

C'è attesa per conoscere le motivazioni della sentenza pronunciata ieri dalla Corte d'Assise di Bologna. Un appunto del maestro della P2, che risale al 1983, avrebbe svelato il suo ruolo di mandante

Licio Gelli e la P2 dietro alla strage di Bologna. Quella che era un'ipotesi investigativa da ieri ha acquisito un peso decisametne più importante. La Corte d'Assise del capoluogo emiliano, infatti, ha pronunciato la sentenza per il processo "ai mandanti della strage". Ha condannato all'ergastolo - con un anno di isolamento diurno - Paolo Bellini, ex esponente di Avanguardia nazionale, per concorso nella tragedia del 2 agosto del 1980. Gli altri condannati sono  l’ex capitano dei carabinieri Piergiorgio Segatel (sei anni di reclusione per depistaggio) e Domenico Catracchia, amministratore di condomini di via Gradoli a Roma (quattro anni di reclusione per false informazioni al pubblico ministero).

Nella strage morirono 85 persone. Tra loro anche un giovane aretino. ll suo nome era Roberto Procelli ed era di Anghiari: fu la prima vittima ad essere identificata, perché era un militare di leva e la sua targhetta permise l'immediato riconoscimento. 

gelli-licioC'è attesa adesso per conoscere le motivazioni. Solo tra 90 giorni (ma il termine per depositarle è prorogabile a 180) potranno essere lette. Quello che però risulta chiaro dalla condanna è che il giudice ha accolto la linea accusatoria della procura generale bolognese nel suo tentativo di risalire ai mandanti. Il procuratore generale ha indicato una vera e propria struttura che progettò la strage. Una pista che ha portato direttamente ad Arezzo e a Licio Gelli, come già la commissione parlamentare sulla P2 degli anni Ottanta, presieduta da Tina Anselmi, aveva sottolineato affermando che "La  Loggia  P2 svolse opera di istigazione agli attentati e di finanziamento nei  confronti dei gruppi della destra extraparlamentare".

La prova principe presentata dalla Procura di Bologna - come riporta Today - è l' 'Appunto Bologna'. Si tratta di un documento che risale al 1983: è una sorta di libretto contabile che fu sequestrato a Gelli il 13 settembre di quell'anno, quando fu arrestato a Ginevra. Sulla prima pagina vi sarebbe riportata l'intestazione "Bologna" e un numero di conto corrente in una banca Svizzera (gestito da Gelli), a seguire il documento presenta serie di annotazioni di movimenti finanziari avvenuti nelle settimane successive al 2 agosto 1980. In particolare la procura aveva individuato tre passaggi di denaro, per un totale di 15 milioni di dollari, partiti dal Banco Ambrosiano Andino, succursale peruviana del gruppo finanziario.  L'"appunto Bologna" per anni è rimasto tra gli atti processuali sul crack del Banco Ambrosiano. 

Documenti alla mano, la procura ha sostenuto quindi che Bellini, ex di Avanguardia nazionale (considerato un informatore dei servizi segreti) fosse stato uno degli esecutori materiali dell'attentato insieme a Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini (già condannati in via definitiva), Gilberto Cavallini (condannato in primo grado per concorso in strage) e "con altre persone da identificare". E proprio Bellini avrebbe agito in concorso con Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D'Amato e Mario Tedeschi, considerati i "mandanti-finanziatori" della strage. Come? La tesi sarebbe suffragata da un’altra annotazione del capo della P2 sul passaggio di soldi a un imprenditore fiorentino, ritenuto uno degli uomini a lui più vicini. Un milione di dollari in contanti: ecco quanto ricevette l'imprenditore due settimane prima della strage. A settembre inoltre ricevette sui suoi conti 4 milioni di dollari: secondo la tesi della Procura generale di Bologna, accolta dalla Corte di Assise, furono utilizzati per le operazioni di depistaggio.

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