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Cronaca

"False buste paga per ottenere permessi di soggiorno", smantellato "hub" dell'immigrazione clandestina

Indagini anche nell'Aretino: 3 arresti. 100 finanzieri in campo per eseguire i mandati della procura di Siena

Era un gruppo criminale di portata internazionale che, tramite una società del settore dell'assistenza alla persona, collocava illecitamente sul territorio italiano quelle che sulla carta sarebbero dovute essere badanti. In realtà, secondo la Procura di Siena che ha condotto le indagini e la Guardia di Finanza che è intervenuta, il sodalizio avrebbe creato un vero e proprio "hub dedito al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina". 

La banda è stata sgominata nei giorni scorsi, dopo mesi di indagini e con un'operazione che ha visto scendere in campo circa 100 finanzieri. Un'operazione che ha toccato anche Arezzo, dove lo scorso 6 marzo le fiamme gialle hanno eseguito i mandati della procura, così come hanno svolto la loro attività anche nelle province di Siena, Firenze, Arezzo, Mantova, L’Aquila e Viterbo. In particolare nella Valdichiana aretina sono state controllate le posizioni di alcune badanti che lavoravano presso famiglie dei centri della vallata.

Le indagini sono state coordinate dal procuratore Nicola Marini e dal sostituto Siro de Flammineis che si sono avvalsi di intercettazioni telefoniche e telematiche, accertamenti bancari, riscontri presso varie Questure italiane, oltre che attraverso pedinamenti documentati da video e foto di indagati e lavoratori. E' emersa così l’esistenza "di un gruppo criminale strutturato - spiegano le Fiamme gialle in una nota - composto da sette persone, di cui cinque sodali e due collaboratori esterni, dedito al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e all’impiego di personale straniero non in regola con il permesso di soggiorno".
L’attività, avviata già nel 2021, ha preso le mosse da alcuni  approfondimenti condotti dai militari della Tenenza di Montepulciano in Valdichiana, su indicazioni del Comando Provinciale di Siena. Tali accertamenti nella primavera del 2021 hanno portato a un controllo nei confronti di una società di Chianciano Terme, "che ha rivelato l’avvenuta malversazione di finanziamenti erogati nell’ambito delle misure di sostegno del “Decreto Liquidità”". In pratica i 30 mila euro percepiti dalla società, sarebbero stati  in parte “distratti” direttamente dall’amministratore per spese personali: si parla di acquisto di un televisore, di cellulari, di abiti, ma anche per fare la spesa al supermercato o regalarsi a cena fuori.

Dalle finte buste paga al tariffario per i "servizi resi"

Proprio durante questi controlli, la magistratura e gli investigatori hanno notato "l’ingente numero di lavoratori dipendenti della società, non commisurato alla sua effettiva struttura organizzativa". L'ente societario, infatti, risultava avere alle proprie dipendenze ben 103 cittadini extracomunitari, sparsi su tutto il territorio nazionale e per i quali emetteva regolarmente buste paga, ma in concreto ne avrebbe remunerato solo 14. Non solo: il personale formalmente assunto ma non retribuito aveva in corso richieste di rilascio o di rinnovo del permesso di soggiorno. A quel punto gli inquirenti hanno avuto un quadro più chiaro della situazione e "il sospetto che le buste paga fossero state create per fini diversi dalla certificazione di prestazioni lavorative". Infine alcuni dipendenti “fittizi” sarebbero risultati percettori di indennità di disoccupazione (in un caso) o di reddito di cittadinanza.

La procura di Siena ha contestato così il reato di "favoreggiamento all’immigrazione clandestina (art 12, commi 5 e 5 bis D.Lvo 286/98), nella sua fattispecie aggravata".
"Al promotore del sodalizio si sono affiancati, in sostanza, due stretti collaboratori, uno con funzioni amministrative e uno con funzioni più operative, un procacciatore di badanti di nazionalità georgiana, con il compito di reperire le donne per conto dei sodali e un “faccendiere” che si occupava del loro smistamento sul territorio.
Sono stati individuati inoltre due cittadini di origine africana che collocavano i servizi illeciti resi dal sodalizio presso loro connazionali".
A questo tipo di indagini si sono affiancati gli approfondimento bancari che avrebbero confermato come, solo una minima parte dei dipendenti risultasse effettivamente retribuita: "Nel solo mese di dicembre 2022, ad esempio - spiegano le fiamme gialle -, a fronte di 179 dipendenti figurativamente assunti dalla società, solo 28 risultavano svolgere l’attività lavorativa per la quale erano retribuiti. In totale 347  badanti assunti nel tempo, dei quali solo 58 impiegati realmente in attività lavorativa. In un caso un dipendente, per il quale era stata emessa formale busta paga attestante le prestazioni lavorative, si trovava già dal mese precedente all’assunzione detenuto in carcere o, ancora, un dipendente formalmente assunto già da diversi mesi, intercettato, chiedeva ai sodali di conoscere il nome della persona per la quale lavorava e “dove” solo il giorno prima di presentarsi presso la Commissione per il rilascio del permesso di soggiorno".

Un meccanismo studiato nei minimi dettagli, con tanto di tariffario da applicare. Ai migranti, in base ai "servizi resi", venivano chiesti da 50 a 4mila euro: il prezzo cioè variava a seconda se si chiedeva una falsa busta paga, un'assunzione fittizia, una dichiarazione di ospitalità o altri tipi di documenti. Tali servizi inoltre venivano offerti anche a extracomunitari residenti in Francia e Germania e addirittura a persone che ancora non avevano lasciato il paese di origine ma che erano in procinto di partire. Proprio per questo è stato attivato il canale Interpol, attraverso il quale sono state svolte indagini in Nord Africa: il leader del sodalizio infatti aveva costanti contatti in Tunisia e pare volesse aprire anche un'attività d'impresa. L'uomo è stato fermato dagli inquirenti proprio prima che partisse per la Tunisia, pare con l'intenzione di non fare ritorno per lungo tempo. 

Badanti dalla Georgia

Le badanti arruolate dal procacciatore georgiano che svolgeva la sua attività nella zona di Empoli, "sottostavano al medesimo tariffario, sottratto direttamente dagli stipendi erogati (si pensi che in un caso, i sodali sono riusciti a trattenere da un badante oltre 700 euro, consegnandole solo 300 euro di stipendio per un mese di lavoro); badanti in qualche caso intimidite dalla possibilità di essere mandate via e vedersi negare l’agognato permesso di soggiorno".
Il gruppo criminale avrebbe trattenuto anche tutti gli "oneri previdenziali e assistenziali relativi al personale dipendente, addebitati in fattura alle ignare famiglie per i servizi resi ai loro cari, salvo non eseguire alcun versamento previdenziale; anzi, la società da questi utilizzata per fatturare i servizi resi alle famiglie risulta essere evasore totale".

Il blitz con 100 militari nell'Italia centrale

Nelle prime ore della mattina del 6 marzo, ricevuti i relativi mandati, la Guardia di Finanza ha dato loro esecuzione con interventi condotti nelle province di Siena, Firenze, Arezzo, Mantova, L’Aquila e Viterbo e che ha visto impiegati oltre 100 militari del Corpo.
Sono finite in manette tre persone (il promotore e i suoi più stretti collaboratori), sequestrata la società utilizzata dai sodali, ed eseguite 14  perquisizioni (una presso uno studio professionale).

"L’attività nel suo complesso - conclude la Guardia di Finanza - ha permesso di rinvenire e sottoporre a sequestro documentazione contabile ed extracontabile, somme contanti detenute in buste destinate al pagamento degli stipendi delle badanti impiegate in nero, telefoni cellulari, personal computer, nonché piccoli quantitativi di droga e un bilancino di precisione.
Durante le attività è stato denunciato un extracomunitario irregolare, al quale la locale Questura ha intimato di abbandonare il territorio comunitario entro 7 giorni, nonché una badante per il possesso e l’uso di una falsa carta di identità"

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