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Cronaca Giovi-Chiassa

Sequestrato il crossodromo di Ponte alla Chiassa

L’indagine era nata a seguito di numerosi esposti presentati da un comitato di cittadini residenti nella zona e "ha accertato - secondo gli inquirenti - la sussistenza di tre ipotesi di reato che vanno dall’abuso edilizio, al cambio di destinazione d’uso del suolo fino al disturbo della quiete pubblica"

Sequestrato un crossodromo nel comune di Arezzo: nei giorni scorsi i carabinieri Forestali del gruppo ambiente della Procura di Arezzo insieme ai colleghi della stazione aretina, a seguito di una articolata indagine coordinata dal Pubblico Ministero Angela Masiello, hanno eseguito una ordinanza di sequestro preventivo dell'intero impianto sportivo di Ponte alla Chiassa, in gestione a una associazione polisportiva dilettantistica. All’interno erano organizzate attività amatoriali ma anche competizioni sportive motociclistiche di rilevanza nazionale e internazionale.

L’indagine era nata a seguito di numerosi esposti presentati da un comitato di cittadini residenti nella zona e "ha accertato - secondo gli inquirenti - la sussistenza di tre ipotesi di reato che vanno dall’abuso edilizio, al cambio di destinazione d’uso del suolo fino al disturbo della quiete pubblica. In particolare l’impianto, costituito da una pista lunga 1.100 metri e larga 34 metri realizzata nel 1992, è stato gestito e regolarmente manutenuto per anni con una autorizzazione illegittima, in quanto rilasciata in via meramente 'provvisoria' e peraltro per un’area a destinazione agricola, che in quanto tale non poteva, sulla base degli strumenti urbanistici vigenti, ospitare un impianto sportivo. Ma l’aspetto forse maggiormente percepito dalla popolazione locale verte sulle emissioni moleste che dal circuito motoristico si diffondevano nell’area; in particolare rumori e polveri che nel corso del tempo e secondo le numerose testimonianze raccolte dai Carabinieri Forestali, hanno inciso negativamente sulla qualità della vita, sulla qualità del riposo e sulla libertà di godimento di beni e servizi ed in alcuni casi degli immobili presenti nella zona, che avrebbero subito anche dei pesanti deprezzamenti. La vicenda costituisce anche un importante precedente dal punto di vista giuridico in quanto il sequestro è giunto dopo una iniziale ordinanza di rigetto da parte del Tribunale di Arezzo che è stata poi annullata dalla Corte di Cassazione con sentenza nr. 994 del 17.07.2020, nella quale vengono sanciti dei principi di carattere generale destinati a costituire un importante contributo per la giurisprudenza ambientale".

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E così il Tribunale di Arezzo ha disposto una ordinanza di sequestro preventivo, con la quale sono state avallate le ipotesi di reato prospettate dall’accusa e nella quale, in particolare, "si è sancita in via incidentale la illegittimità del titolo autorizzativo del 1992, proprio perché emesso in contrasto totale con gli strumenti urbanistici all’epoca vigenti e, in particolare, con la disciplina del piano regolatore generale afferente gli interventi edilizi su fondi rustici. L’attività di indagine si è avvalsa - concludono i carabinieri forestali - oltre che del complesso lavoro svolto dai Carabinieri Forestali, anche del prezioso contributo fornito dai cittadini residenti nella zona limitrofa all’impianto, i quali non solo hanno rilasciato dichiarazioni con le quali hanno confermato i loro disagi e la loro scadente qualità della vita, ma hanno anche fatto affluire numerosi video attestanti i fortissimi rumori promananti dal circuito motoristico; peraltro nel recente passato molti residenti avevano già sottoscritto una petizione rivolta alle autorità comunali per chiedere la predisposizione di barriere antirumore e l’istallazione di un impianto di irrigazione per l’abbattimento delle polveri, senza esito positivo".

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