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Cronaca

Sentenza del tribunale di Arezzo. L'area ex Sacci torna a Marino Franceschi

Il giudice Pisto ha dichiarato prescritto il reato di abbandono rifiuti pericolosi. L'imprenditore, che aveva acquistato il sito nel 2002, assolto per un altro capo d'imputazione. I terreni erano sotto sequestro da anni

Prescrizione del reato di abbandono rifiuti pericolosi su richiesta della Procura, assoluzione perché il fatto non sussiste per gli altri capi d'imputazione. Il tribunale di Arezzo ha messo la parola fine alla vicenda giudiziaria che vedeva sul banco degli imputati Marino Franceschi, legale rappresentante di Marino fa Mercato spa, finito a processo dopo l'acquisizione, nel 2002, dell'area ex Sacci (Società Anonima Centrale Cementerie Italiane), situata nei comuni di Bibbiena e Chiusi della Verna. 

In quegli 8 ettari di terreno, che avrebbero dovuto essere sviluppati con fini commerciali, residenziali e direzionali, Franceschi in realtà non ha potuto costruire nulla. Nonostante l'approvazione del piano di investigazione richiesto da Arpat nel 2003, con cui era stata valutata l'opportunità di bonifica del sito (valutazione conclusasi con un provvedimento della Provincia di Arezzo di mancata necessità) e concessa l'autorizzazione allo smaltimento dei cumuli, delle tubazioni e delle guarnizioni contenenti amianto lasciati in loco dalla Sacci, i lavori non erano mai partiti.

Nel 2012 Arpat aveva dichiarato che le matrici ambientali (aria, terra, acqua), non risultavano inquinate, ma il Comune di Chiusi della Verna aveva nel frattempo modificato il piano urbanistico, inserendo altre proprietà nello stesso comparto e impedendo di fatto la realizzazione dei progetti predisposti dalla proprietà. E nel 2016, perdurando la sospensione forzosa di qualsiasi tipo di attività imprenditoriale della Marino fa Mercato spa nell’area, la Procura della Repubblica di Arezzo, su segnalazione dei carabinieri forestali, aveva disposto il sequestro penale del sito, sostenendo l’esistenza di migliaia di metri cubi di rifiuti pericolosi e non.

A seguito di ulteriori accertamenti erano sono state rinvenute piccole quantità di rifiuti pericolosi ma, sulla base di specifici accertamenti tecnici, il terreno non  risultò contaminato nelle sue matrici ambientali e, conseguentemente, non poteva esserne sostenuta la pericolosità. Questo dato ha poi trovato riscontro anche nelle dichiarazioni di funzionari della Asl di Arezzo, che svolsero ulteriori rilievi statistici sul punto, sostenendo che nessun abitante della zona è risultato affetto da patologie riconducibili alla presenza di amianto. 

Fatto sta cha la vicenda si è trascinata fino alle aule di tribunale. Ieri, a distanza di vent'anni dall'acquisizione del terreno, il giudice Elena Pisto, su richiesta della Procura, ha dichiarato prescritto il reato di abbandono rifiuti pericolosi, assolvendo Franceschi, difeso dagli avvocati Marco Amatucci e Mauro Messeri, dall'accusa di non aver ottemperato alla delibera del Comune di Bibbiena, con cui si chiedeva la bonifica dell'area. Il sito, in quanto integro sotto il profilo ambientale, è stato restituito al legittimo proprietario.

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