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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Appalto rifiuti a Sei Toscana, società andrà a processo. Rinvio a giudizio anche per l'ex direttore di Ato Sud Corti

L'inchiesta partita nel marzo 2016, dopo tre anni e mezzo vede tre persone e due società rinviate a giudizio

La società Sei Toscana, gestore del sistema dei rifiuti andrà a processo, così come tre ex manager che hanno seguito passaggi diversi dell'appalto. Questo è quanto deciso dal giudice per le udienze preliminari presso il tribunale di Firenze Angela Fantechi in merito alla maxi gara d'appalto milionaria sui rifiuti tra Ato Sud e Sei Toscana. L'indagine della procura fiorentina ha mirato a dimostrare che quella procedura fosse truccata alla base. Adesso sarà un dibattimento a decidere la verità processuale.

I primi tre rinvii a giudizio riguardano l'ex direttore generale dell'Ambito Territoriale Ottimale della Toscana Sud Andrea Corti, l'ex amministratore delegato di Sei Toscana Eros Organni e l'ex ad del raggruppamento temporaneo d'impresa di Progetto 6 Marco Buzzichelli. Per loro l'accusa è di turbativa d'asta e di corruzione, con quest'ultima contestazione che però è ridimensionata ad una sola ipotesi di azione corruttiva. Corti va a giudizio anche per il reato contestato di induzione indebita.

A uscire da procedimento sono invece Fabrizio Vigni, ex presidente di Sienambiente e gli avvocati Tommaso D'Onza e Valerio Menaldi "perché il fatto non costituisce reato".

Sono invece approdate a processo, in base alla legge 231 sulla responsabilità penale degli enti, anche Sienambiente e Sei Toscana.

Immediato il commento di Sei Toscana attraverso una nota ufficiale:

In riferimento alla decisione del Gup, dottoressa Angela Fantechi, Sei Toscana, riponendo piena fiducia nell’operato della magistratura, è certa che la propria posizione verrà chiarita in fase dibattimentale.

Le contestazioni mosse agli imputati infatti sono state ampiamente ridimensionate dal provvedimento del Gup e fanno riferimento ad un periodo in cui Sei Toscana non era stata ancora costituita. Per questi motivi non sono applicabili alla società le norme di cui al Decreto 231 del 2001.

Inoltre, le contestazioni che andranno al vaglio dibattimentale riguardano esclusivamente le così dette “somme messe a disposizione” contenute nel bando di gara e indicate nel capo di imputazione. Sei Toscana tiene a precisare che nessun pagamento delle somme oggetto della contestazione è mai stato effettuato dalla società che, come detto, a quel momento non era stata ancora costituita.

Il Gup, pur nei limiti dell’udienza odierna, che non ha la funzione di giudicare nel merito la fondatezza dell’accusa, ha evidenziato nel provvedimento “la sussistenza di elementi a discarico introdotti in udienza preliminare suscettibili di chiarimento” e quindi tendenti ad escludere il coinvolgimento della società nella prossima fase dibattimentale.

L'avvio dell'inchiesta

La Guardia di finanza e la Procura di Firenze aprirono l'inchiesta all'inizio del marzo 2016 puntando le loro attenzione sulla gara d'appalto da 140 milioni per il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti dell’Ato Toscana sud, che comprende (in gran parte) le province di Arezzo, Siena e Grosseto. Le indagini si concentrarono anche su Sei Toscana, il gestore che attraverso Progetto 6 vinse l'appalto. Fu a novembre dello stesso anno che scattarono gli arresti domiciliari per Andrea Corti, direttore di Ato Toscana Sud, montevarchino di origine, ma residente a Firenze

L'inchiesta ha sempre avuto al centro l'appalto ventennale di circa 3,5 miliardi di euro vinto da Sei Toscana per la gestione completa del ciclo dei rifiuti nelle tre province. Secondo gli inquirenti il bando era strutturato per favorire quel raggruppamento di imprese capeggiato da Siena Ambiente. Dalle indagini della Fiamme gialle sarebbe emerso un sistema di "commistione tra controllori e controllati. Gli inquirenti, in conferenza stampa avevano spiegato come gli indagati avevano concordato preliminarmente i dettagli della procedura e la stesura materiale dei documenti necessari, con un bando costruito su misura per favorire il raggruppamento con a capo Siena Ambiente e per scoraggiare altri possibili concorrenti nel settore della gestione dei rifiuti.

L'Anac e il commissariamento

Mentre le teste di Ato e Sei Toscana cominciarono a dimettersi, l'autorità anti corruzione presieduta da Cantone si interessò direttamente dell'affaire rifiuti arrivando a commissariare il gestore per un lungo periodo di tempo, fino a che il prefetto di Siena, città dove ha sede legale, ha avviato un procedimento di monitoraggio e di sostegno al presidente Leonardo Masi, al cda e all'amministratore delegato Marco Mairaghi che hanno poi ripreso la loro autonomia gestionale.

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