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Cronaca

"Bimbi nei bunker al gelo: serve un corridoio umanitario per l'Italia", l'appello del giornalista aretino al fronte

Alcune associazioni hanno contattato Giammarco Sicuro, giornalista del Tg2 originario di Montevarchi che si trova nelle città assediate. Con i suoi reportage apre una finestra sulle terre sotto attacco

"I bunker sono freddi, umidi, sporchi e questa gente vive qui da circa venti giorni. Hanno bisogno di cure, assistenza, cibo, beni di prima necessità". Giammarco Sicuro, giornalista montevarchino, inviato del Tg2 redazione Esteri, riporta così - attraverso toccanti tweet - la drammatica realtà degli abitanti delle cittadine ucraine assediate. Dopo aver raccontato cosa stava accadendo a Mosca nei primi giorni della guerra, l'inviato è rientrato in Italia - in seguito alla legge del governo Putin che prevede fino all'arresto per i giornalisti non allineati - per poi rifare le valigie e partire nuovamente. Questa volta la destinazione è il cuore dell'assedio: i suoi reportage da Mykolaiv e da altre cittadine difficilmente raggiungibili ormai anche dalla stampa internazionale aprono una finestra su queste terre martoriate e narrano la guerra giorno per giorno. 

Ma Sicuro ha deciso di andare oltre al racconto: "Lancio un appello a qualche organizzazione umanitaria, privato cittadino, associazione benefica - scrive sul suo account Twitter -. A Limany, sulla strada per Kherson, c'è una scuola adibita a bunker. Ci stanno vivendo decine di persone, un centinaio in tutto. Molti sono bambini e anziani. Chiedono aiuto e un posto dove andare ma sono impauriti dalle bombe e dalla mancanza di contatti. Se qualcuno volesse organizzare un corridoio umanitario verso l'Italia o portare beni di prima necessità, loro ve ne sarebbe grati".

Un appello che sia lui sia le numerose famiglie sfollate sperano non cada nel vuoto. "Ad alcune ore dal tweet - racconta Sicuro ad Arezzo Notizie - sono già stato contattato da alcune organizzazioni umanitarie. Al momento hanno mostrato interesse, ma non c'è nulla di concreto ancora". Organizzare un corridoio umanitario verso l'Italia non è semplice: ma le immagini scattate dal giornalista sono più eloquenti di mille parole e sono arrivate dritte al cuore di molti italiani. Adesso la speranza è che le proposte si concretizzino e che quei bimbi, con le loro famiglie, riescano ad allontanarsi dai villaggi distrutti e a raggiungere luoghi sicuri. Come l'Italia.

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