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Scritta al Curi di Perugia, tolto il Daspo al tifoso aretino: "Non ci sono prove a suo carico"

All'epoca dei fatti il questore di Perugia aveva emesso il provvedimento di allontamento dalle manifestazioni sportive per 15 mesi, adesso il Tar dell'Umbria ha annullato l'atto

Nessuna cella telefonica di Perugia avrebbe agganciato il suo telefonino, non ci sono prove che lui fosse lì quella sera. Sono queste in sintesi le motivazioni che hanno portato alla richiesta di archiviazione del reato penale prima e al decadimento del daspo poi a carico di un tifoso dell'Arezzo che in un primo momento era stato denunciato perché ritenuto responsabile di un imbrattamento nella cancellata dello stadio Curi di Perugia. 

La scritta, di grandi dimensioni, vergata con lo spray nero aveva provocato forti reazioni sui social e secondo gli inquirenti del capoluogo umbro questo avrebbe aumentato il livello di rischio di una partita già carica di tensioni vista la storica rivalità tra le tifoserie del Cavallino rampante e del Grifo.

All'epoca dei fatti il questore di Perugia aveva emesso il provvedimento di allontamento dalle manifestazioni sportive per 15 mesi, adesso il Tar dell'Umbria ha annullato l'atto.

Il tifoso aretino, difeso dall’avvocato Giulio Ciabattini, aveva già ottenuto la sospensiva del daspo che era stato impugnato dall'aretino “in considerazione dell’incertezza della riferibilità al ricorrente delle condotte indicate a motivo dell’adozione della misura di prevenzione”.

Come riferisce Perugia Today, prima dell’udienza davanti al Tar anche il giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Perugia “ha disposto l’archiviazione del procedimento penale nei confronti dell’odierno ricorrente, aderendo alla richiesta in tal senso formulata dal pubblico ministero, il quale aveva evidenziato che gli elementi acquisiti nel corso delle indagini preliminari depongono per la infondatezza della notizia di reato (…) o, comunque, appaiono inidonei a sostenere l’accusa nel corso del giudizio. In particolare, dai riscontri delle indagini svolte dal personale della ..., non è dimostrabile che il ..., la notte del ..., si trovasse in Perugia, e più precisamente nelle zone ove sono stati operati gli imbrattamenti”. Il suo telefonino, infatti, non avrebbe mai agganciato le celle telefoniche a Perugia.

I giudici amministrativi hanno accolto la tesi sostenuta nel secondo motivo del ricorso laddove ritiene che “il provvedimento impugnato non è sorretto, nella sua motivazione, da elementi di fatto che, seppure in via indiziaria, consentano di attribuire personalmente la condotta contestata al destinatario del provvedimento, a maggior ragione ove si consideri che lo stesso procedimento penale che aveva determinato l’avvio al procedimento per l’adozione del Daspo si è concluso con decreto di archiviazione”.

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