"Aveva contatti con cellule integraliste islamiche", sospetto terrorista scoperto in un rifugio di Arezzo
L'episodio risale all'inizio dell'estate: un quarantenne nordafricano è stato identificato alle porte della città grazie all'intervento di un imam
Quando lo hanno notato si trovava in un rifugio di fortuna nella zona di San Leo, vicino alle strutture parrocchiali. Probabilmente passava lì le sue notti. Vestiva in modo tradizionale, con una lunga tunica e un copricapo. Una lunga barba a incorniciare il volto. In tasca aveva i documenti in regola, ma a un controllo più approfondito la Polizia Municipale ha scoperto che l'uomo, un nordafricano di circa 40 anni, era legato ad ambienti dell'integralismo islamico. La vicenda risale all'inizio di questa estate. L'episodio, che al momento del fatto non aveva scaturito particolare preoccupazione, alla luce di quanto avvenuto negli ultimi giorni e alla luce dell'attentato di Bruxelles, risulta inquietante.
Una pattuglia delle forze dell'ordine rimase insospettita dal modo di fare dell'uomo che apparve guardingo e non collaborativo. Per instaurare un dialogo fu necessario l'intervento di un imam, il quale si rese disponibile a mediare. Un controllo dei documenti sorprese anche inquirenti: quella che si trovavano di fronte era una persona con i documenti in regola, il permesso di soggiorno valido, ma anche una serie di contatti che portavano dritto al mondo dell'integralismo islamico. Nessun reato però pare macchiasse la sua fedina penale. Era un cittadino libero e, stando a quanto trapela, lo sarebbe tuttora.
Non è chiaro quale tipo di rapporti avesse con le cellule estremistiche: dagli accertamenti non si parlerebbe di scambio di materiale, ma di possibili contatti diretti. Nulla però che non permettesse il rilascio di un permesso di soggiorno da parte del Ministero. Anche se, alla luce degli ultimi eventi, l'episodio appare ancora più inquietante.