Scivola al supermercato e rimane invalida. La denuncia di un'aretina
Scivola su alcuni chicchi d'uva seminati per terra al supermarket, riporta una brutta frattura alla gamba che le stravolge la vita, azzoppandola, ma per la compagnia di assicurazione dell'esercizio commerciale è corresponsabile dell'infortunio...
Scivola su alcuni chicchi d'uva seminati per terra al supermarket, riporta una brutta frattura alla gamba che le stravolge la vita, azzoppandola, ma per la compagnia di assicurazione dell'esercizio commerciale è corresponsabile dell'infortunio: doveva accorgersi dell'insidia.
Poco importa che fosse uva bianca su pavimento bianco. Sono passati più di due anni ma finora non ha visto un euro. Grida vendetta la vicenda denunciata da A. R., di Arezzo, e da Studio 3A, la società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità civili e penali, a tutela dei diritti dei cittadini, a cui la signora si è rivolta.
I fatti risalgono al 17 novembre 2013. La donna entra per fare la spesa al supermercato di Arezzo quando all'improvviso, percorrendo il tunnel di entrata interno, e non nel reparto di ortofrutta, con il piede destro “slitta” su dei chicchi d'uva dispersi sul pavimento, cadendo malamente per terra. La gamba sinistra compie un movimento innaturale, una sorta di spaccata, e fa crack: frattura di tibia e perone. Inizia un lungo calvario.
“Mi hanno operato inserendomi un ferro e due chiodi, ho perduto la funzionalità del nervo tibiale, con pesanti conseguenze anche per i movimenti del piede - racconta - La mia vita è completamente cambiata, non sono più quella di due anni fa. Prima dell'incidente “spaccavo” il mondo, ballavo, sciavo: ora non posso più fare nulla di tutto ciò. Per dei mesi ho dovuto usare le stampelle, sono rimasta zoppa avendo solo il 50 per cento di sensibilità sull'arto inferiore sinistro: mi hanno rinnovato per altri due anni il contrassegno per il parcheggio nel posto riservato ai disabili”.
"Senza contare che A. R., con la gamba rotta - fanno sapere dallo Studio 3A - è costretta anche a rinunciare a una “promozione”, con relativo trasferimento in altra sede, comunicatale dall'azienda per cui lavorava proprio tre giorni prima dell'infortunio. Circostanze comprovate dagli esperti. La perizia redatta dal medico legale di Studio 3A calcola il danno biologico permanente nella misura del 25%, a cui vanno aggiunti, nella quantificazione totale, i 170 giorni di inabilità lavorativa temporanea, il lungo periodo di danno biologico temporaneo, la riduzione della capacità lavorativa (danno conseguenza) pari al 25%, il grado di sofferenza medio alto durante la malattia, il danno morale e da perdita di chance, le ingenti spese per cure mediche, etc".
Ma qui inizia il secondo calvario: la battaglia per il risarcimento. La donna segnala subito il fatto ai responsabili del supermercato, che sono assicurati con una nota agenzia. Ma quest'ultima non disconosce l'accaduto e nella perizia medico legale di controparte, a cui a sua volta sottopone la danneggiata, non può esimersi dal riconoscere un consistente danno biologico permanente, anche se in misura solo del 15%. Ma secondo la compagnia, che sta facendo di tutto per non pagare e per tirarla per le lunghe, la signora avrebbe una corresponsabilità del 30% sull'infortunio: doveva accorgersi dei chicchi per terra.
“Uno degli aspetti più vergognosi di questa vicenda è il continuo rimpallo tra gli uffici della stessa compagnia. E' come sbattere contro un muro di gomma” commenta Ermes Trovò, l'Amministratore Unico di Studio 3A.
“E' uno scandalo. Non capisco in cosa consista la mia colpa. Come potevo vedere dei chicchi di uva bianca su un pavimento bianco a specchio lucido, dove non c'era alcuna segnalazione di pericolo e che per di più non si trovavano nel reparto frutta e verdura? E al supermarket non sono entrata coi pattini, né saltellando, ballando o coi tacchi a spillo: avevo uno stivale basso sportivo con la suola in gomma. La sicurezza nei luoghi di lavoro deve valere non solo per i lavoratori ma anche per i clienti, o no? Se qualcuno ha seminato l'uva dal carrello non è certo colpa mia: è il market ad essere responsabile. Appena successo il direttore è intervenuto, mi ha tranquillizzato, spiegando che erano assicurati e che si sarebbero fatti carico dei danni. Solo belle parole. L'assicurazione ha una condotta indegna, ma anche il supermercato dovrebbe intervenire con la sua assicurazione: la polizza non sono loro a pagarla?”.
“Voglio i miei diritti – conclude la signora - Tra operazione e quant'altro ho sostenuto spese mediche per 15-20 mila euro: neanche questi ho mai visto. Sono più di due anni che attendo invano: devo aspettare di morire per essere risarcita? Anche per questo sono quasi caduta in depressione. E' un sistema per portare le persone all'esasperazione”.