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Cronaca

Ultimatum ai sanitari aretini no vax, poi saranno sospesi. Ecco quanti non hanno ancora fatto il vaccino

La Asl Toscana Sud Est parla di poco meno di 5mila operatori e professionisti tra le province di Arezzo, Siena e Grosseto impiegati tra strutture pubbliche e private, quasi 1.300 però si sono già prenotati. Nell'Aretino i dipendenti della Asl non vaccinati sono 182. Partono gli avvisi

Saranno sospesi dalla propria professione tutti i lavoratori della sanità toscana, sia pubblica che privata, che diranno no al vaccino senza un'adeguata motivazione. Al momento sono 4.891 - secondo la ricognizione effettuata dalla Asl Toscana Sud est - gli operatori e i professionisti sanitari che operano nell'area vasta (ovvero nelle province di Arezzo, Siena e Grosseto) per cui vige l'obbligo vaccinale e che sono stati segnalati dalla Regione Toscana come tuttora non vaccinati.

Il numero è destinato a scendere - fanno sapere dall'azienda sanitaria - 1.266 di loro si sono già prenotati per farlo. Per quanto riguarda i dipendenti della Asl Toscana, i numeri sono i seguenti: 182 nella provincia di Arezzo, 222 in quella di Grosseto e 90 in quella di Siena. Tra loro, tuttavia, ci sono 88 dipendenti che sono già in lista per la vaccinazione.

"Il numero totale segnalato dalla Regione comprende tutti coloro che svolgono professioni sanitarie o professioni connesse ad attività sanitarie e che possono essere esposti o esporre altre persone a rischio di contagio", dice la Asl.

Cosa succede a chi decide di non volersi vaccinare

La Regione invia adesso una comunicazione a 3 destinatari: la persona interessata, il suo datore di lavoro e il suo ordine professionale (nel caso la professione lo contempli). Chi riceve la comunicazione, ha 5 giorni di tempo per spiegare la ragione della mancata vaccinazione (ad esempio particolari condizioni di salute). Altrimenti in questo arco di tempo dovrà prenotarsi per la vaccinazione. "Il mancato soddisfacimento di questi requisiti, comporta la sospensione dalla professione da parte dell’Ordine e, conseguentemente, della prestazione lavorativa da parte del datore di lavoro fino al momento della vaccinazione", concludono dalla Asl.

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