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Cronaca Castel San Niccolò

Rsa degli orrori, assolto Venturini. Condanne: "Due operatori responsabili solo di un episodio"

Si è conclusa l'udienza preliminare per il caso della Rsa di Castel San Niccolò. In sei erano accusati di maltrattamenti dopo le immagini choc delle telecamere piazzate dai Carabinieri

Un operatore assolto, due che hanno patteggiato la pena a due anni (con la condizionale) e tre che sono stati condannati a un anno e otto mesi (sempre con la condizionale). Si è concluso così il procedimento giudiziario che ha visto sul banco degli imputati sei operatori socio sanitari casentinesi che lavoravano nella Rsa di Castel San Niccolò, accusati di maltrattamenti nei confronti degli anziani ospiti della residenza. 

Ad essere assolto, assistito dall'avvocato Mauro Messeri, è stato Michele Venturini. Le altre operatrici che avevano optato per il rito abbreviato (assistite dagli avvocati Fabio Vezzosi e Luciano Spigliantini) sono state ritenute responsabili e condannate per uno solo degli episodi contestati. E' stato inoltre disposto dal giudice il rimborso delle spese processuali per 2600 euro. Per la provvisionale e il risarcimento del danno dovrà invece essere intrapreso un procedimento civile. 

La vicenda

La vicenda della Rsa casentinese ha scosso profondamente la comunità aretina. Le immagini dei maltrattamenti diffuse dalle forze dell'ordine, mostrarono i terribili momenti vissuti tra le mura della struttura. 

Una situazione alla quale misero fine i Carabinieri dopo alcuni mesi di indagine. Era l'aprile del 2018.

Le indagini

Le prime segnalazioni alle forze dell'ordine arrivarono a fine 2017. I militari, con estrema discrezione, si mossero per verificare cosa stava accadendo. Piazzarono delle telecamere nascoste nelle camere e nei locali della struttura assistenziale. Poi attesero e osservarono. Fin quando i filmati non fecero venire a galla quanto stava avvenendo.  Botte, percosse, offese, umiliazioni: immagini terribili. 

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Il processo

Il procedimento giudiziario ha visto nel luglio scorso la costituzione di parte civile da parte dall'Unione dei Comuni Montani del Casentino (rappresentata dall'avvocato Mazzeschi), della Comars, il consorzio di cooperative che aveva in appalto i lavori e che aveva a sua volta dato l'incarico alla cooperativa Cooplar. La Cooplar, rappresentata dal legale Osvaldo Fratini, è entrata nel procedimento in qualità di responsabile civile. 

La procura aveva chiesto per i tre operatori che avevano optato per il rito abbreviato una condanna a due anni. 

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