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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

Rifiuti del drive through dimenticati, medico e tre sanitari assolti. Giglio: "Fine di un incubo"

Il procedimento giudiziario a loro carico giunge oggi al termine e riguarda un fatto datato  29 ottobre del 2020, quando fu denunciato il ritrovamento di una scatola di medie dimensioni contenente guanti, mascherine e involucri esterni di tamponi

Assolti per non aver commesso il fatto. Hanno pututo tirare un sospiro di sollievo i sanitari aretini accusati di "abbandono nel suolo pubblico di rifiuti pericolosi". In quattro, tra cui il dirigente Evaristo Giglio, erano finiti a processo per una vicenda a dir poco paradossale. Oltre al medico, anche due infermiere e una oss - che nei momenti più bui della pandemia si sono trovate a eseguire decine e decine di tamponi al giorno, lavorando con turni estremamente impegnativi - in seguito a una denuncia si erano, loro malgrado, trasformate da "angeli" della pandemia a imputate. 

Il procedimento giudiziario è giunto oggi al termine, scagionando completamente dall'accusa tutti e quattro. La vicenda ha avuto origine il  29 ottobre 2020, quando un cittadino segnalò il ritrovamento di una scatola di medie dimensioni contenente rifiuti ritenuti pericolosi. La scoperta portò all'apertura di un fascicolo da parte della procura di Arezzo.

Il commento di Giglio

"Durante le prime udienze - commenta Giglio, che in aula è stato difeso dall'avvocato Fabio Appiano  - ho chiesto di essere ascoltato dal giudice. Questa vicenda ci ha fatto soffrire. Gli inquirenti prendevano in esame le procedure per il trattamento di questi rifiuti e in relazione a questa vicenda sembrava che qualcuno non le avesse applicate. Ma, come ho spiegato al giudice, se davvero non le avessimo applicate avremmo trovato cataste di rifiuti, non solo una scatola. Cosa è successo? Quel giorno, nella concitazione di un imminente trasloco della struttura, durante il quale scoppiò anche un temporale, qualcosa sfuggì: una scatola. Tutto il resto dei rifiuti fu trattato come previsto dalla procedura generale, la stessa che in quel momento si applicava ad esempio anche in caso di tamponi a domicilio. Non esistevano regole specifiche per i drive through ma semplicemente quelle strutture si adeguavano alla normativa generale. E io ho cercato di spiegare che in quell'errore non poteva ravvisarsi un reato penale".   

Il trasloco e la scatola abbandonata

Il contenitore finito nel mirino degli inquirenti si trovava all'interno del parcheggio Baldaccio, struttura che ospitò temporaneamente un drive through prima che il servizio venisse trasferito all'interporto di Indicatore.

Ma cosa c'era nella scatola? Come è emerso durante il procedimento, si trattava sostanzialmente un paio di "guanti in lattice monouso blu", alcune "mascherine ffp2 bianche" e "involucri per tamponi orofaringei", ovvero le buste dalle quali venivano estratti i tamponi sterili. 

La denuncia scattò quattro giorni dopo il trasloco del punto prelievi che fu messo in funzione all'interno del parcheggio Baldaccio dal 12 al 25 ottobre. 
I sanitari indagati furono quelli che lavorarono nell'ultimo turno prima della chiusura del drive through e il medico responsabile. Ad assisterli in aula, tra gli altri, anche gli avvocati Stefano Buricchi e Riccardo la Ferla. La procura aprì un fascicolo sulla vicenda e la pm Laura Taddei formulò l'ipotesi di reato di "abbandono dei rifiuti ritenuti pericolosi". 

Secondo l'accusa il personale sanitario oltre a produrre quei rifiuti, ma non ne avrebbe assicurato la "custodia" necessaria. 

Quest'oggi l'ultima udienza: il pm Bernardo Albergotti ha chiesto l'assoluzione, seppur con formula dubitativa (in quanto non ci sarebbero state prove che proprio loro avessero lasciato la scatola). Il giudice Michele Nisticò ha pronunciato il verdetto nel primo pomeriggio: "Assolti per non aver commesso il fatto".

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