Raffica di truffe agli anziani, altri due arresti
Altri due arresti nell'ambito dell'operazione contro le truffe agli anziani portata a termine la scorsa settimana dai carabinieri aretini. Due giovani, uno di 22 e uno di 23 anni, erano sfuggiti al blitz dei militari della compagnia di Arezzo...
Altri due arresti nell'ambito dell'operazione contro le truffe agli anziani portata a termine la scorsa settimana dai carabinieri aretini.
Due giovani, uno di 22 e uno di 23 anni, erano sfuggiti al blitz dei militari della compagnia di Arezzo ma, dopo ulteriori indagini, il nucleo operativo ha individuato gli altri due indagati che erano riusciti a sfuggire alla misura di custodia emessa dal Tribunale di Arezzo.
Il primo, un 22enne, è stato trovato in provincia di Caserta dove si era allontanato da qualche giorno.
Il giovane è stato arrestato nel Comune di Arienzo (Ce) grazie alla collaborazione dei militari della compagnia di Maddaloni (Ce): è stato poi portato nella casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere.
Il secondo, un 23enne destinatario della misura degli arresti domiciliari, è stato invece rintracciato all'interno di una abitazione di una parente nei pressi del quartiere Scampia di Napoli.
La misura di custodia cautelare è stata notificata grazie alla collaborazione dei militari del comando provinciale di Napoli. L’arrestato è stato accompagnato nella sua casa.
Il meccanismo della truffa
L'indagine era stata avviata nel novembre 2016, a seguito di una serie di truffe consumate nel territorio della provincia di Arezzo, e ha permesso di individuare e ricostruire un’organizzazione malavitosa di soggetti originari e residenti in provincia di Napoli che commettevano raggiri a persone anziane su tutto il territorio nazionale. Le vittime venivano individuate consultando i siti internet contenenti riferimenti telefonici e indirizzi.VIDEO @MattiaCialiniA coordinare l’attività era una donna che a sua volta si avvaleva del supporto di alcuni “addetti” alla logistica, di telefonisti e poi di emissari che avevano il compito di riscuotere la caparra dalle vittime. I telefonisti si presentavano spacciandosi per carabinieri, avvocati o agenti di società assicurative, rappresentando generalmente un grave sinistro stradale dove era rimasto coinvolto un prossimo congiunto della vittima (solitamente un figlio o un nipote). Convinta la vittima, entravano in azione gli emissari chiedendo denaro in cambio della possibilità di mitigare la situazione del congiunto.