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Cronaca

Psicologa in classe, a settembre oltre 30 testi in aula a settembre. Prende il via il nuovo processo

Un calendario con due udienze straordinarie a settembre e una lunga serie di testimoni da ascoltare. Si è conclusa così la prima udienza nuovo procedimento a carico del preside del Convitto Nazionale Luciano Tagliaferri, dell’ex preside, e di un...

Un calendario con due udienze straordinarie a settembre e una lunga serie di testimoni da ascoltare. Si è conclusa così la prima udienza nuovo procedimento a carico del preside del Convitto Nazionale Luciano Tagliaferri, dell’ex preside, e di un insegnante, un educatore della struttura e una psicologa. Gli imputati sono accusati di falso ideologico e violenza privata per l’episodio più volte dibattuto e arrivato fino in Cassazione che riguarda l’attività di una psicologa, all’interno di una classe, senza che gli scolaretti e parte dei genitori ne venissero informati.

Solo a settembre, quando si svolgerà la prossima udienza di fronte al giudice monocratico, si entrerà di nuovo nel merito della vicenda con l'ascolto dei testi della pubblica accusa. 19 persone saranno ascoltate il 10 settembre e altre 15 il 24 dello stesso mese. Poi verrà fissata un'udienza per la sentenza.

Il procedimento è iniziato un anno prima rispetto al previsto con una deroga per una udienza straordinaria perché i reati contestati rischiavano di andare in prescrizione.

La vicenda risale infatti a quasi 8 anni fa. Era l’anno scolastico 2010/2011 quando la specialista si occupò dei bambini di una seconda classe. Alunni vivaci, vivacissimi, tanto che prima della fine dell’anno scolastico la scuola decise di far intervenire la psicologa, presentata ai piccoli però come una nuova insegnante. La dottoressa fece il suo lavoro e al termine stilò una relazione da consegnare all’istituto. Qualche mese dopo una famiglia venne a sapere dell’accaduto e richiese di una copia della relazione al neo preside Tagliaferri. Quest’ultimo al momento dei fatti non era ancora dirigente scolastico e affermò di non saperne nulla. La famiglia però riuscì comunque a venire in possesso di una copia e, assistita dall’avvocato Roberto Alboni, denunciò il rettore in carica.Iniziò così una lunghissima vicenda processuale che si divise in due filoni. Il primo, con il quale si contestava il reato di “rifiuto di atti d’ufficio”, si è concluso a giugno con l’assoluzione in appello di Tagliaferri, assistito dall’avvocato Corrado Brilli.

A costituirsi parte civile, la famiglia di uno degli alunni, assistita dall'avvocato Roberto Alboni.

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