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Salvini e i magistrati "che dormivano". La Procura risponde: "Impossibile indagare sulla bancarotta prima dell'insolvenza di Banca Etruria"

Una nota siglata dal procuratore Bocciolini ripercorre i fatti

Le parole pronunciate pubblicamente, in conferenza stampa, sono state pesanti come macigni. Il leader della Lega Nord Matteo Salvini, ad Arezzo per sostenere la ricandidatura a sindaco di Alessandro Ghinelli e la corsa alla carica di governatore di Susanna Ceccardi, ieri ha scagliato una feroce critica nei confronti della procura aretina. Incalzato dai giornalisti sull'inchiesta Coingas, che vede Ghinelli indagato per abuso d'ufficio e favoreggiamento, l'ex vicepremier ha parlato di magistrati che "dormivano" mentre c'era chi "spolpava" la città, in riferimento alla vicenda di Banca Etruria. Parole che suonano come un j'accuse al quale la procura di Arezzo, guidata dal procuratore facente funzioni Luigi Bocciolini, ha deciso di rispondere affidandosi ad un comunicato stampa. Una nota asettica, che non presta il fianco ad ulteriori polemiche, ma vuole mettere in rilievo l'operato dei magistrati nella complicatissima vicenda giudiziaria.

VIDEO | Ghinelli indagato, Salvini attacca i magistrati: "Dormivano mentre Banca Etruria veniva spolpata"

In relazione al resoconto di dichiarazioni pubbliche che sarebbero state rese dal senatore onorevole Salvini, riportate dalla stampa locale e relative ad ipotetiche inerzie di magistrati di questo Ufficio nella conduzione delle indagini che hanno riguardato la Banca popolare dell'Etruria e del Lazio, si fa presente quanto segue:
- la dichiarazione di insolvenza della Banca Etruria (dichiarazione che, come è noto, è necessaria per ipotizzare reati di bancarotta) viene pronunciata dal Tribunale di Arezzo l'11 febbraio 2016;
- il primo fascicolo, a carico degli amministratori e sindaci dell'istituto di credito (nr. 767/2016 RGNR), viene iscritto in data 25 febbraio 2016;
- la prima richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di 22 imputati per reati di bancarotta è del 26 giugno 2017;
- una seconda richiesta di rinvio a giudizio a carico di 21 imputati di reati di bancarotta è depositata il 27 luglio 2017;
- il Giudice di Arezzo pronuncia sentenza di condanna a carico di amministratori della Banca Etruria per reati di bancarotte in data 30 luglio 2019;
- a carico di altri imputati, non giudicati in quel primo processo, sono in corso procedimenti davanti al Tribunale d'Arezzo.

Di fatto la procura ha voluto sottolineare come prima della dichiarazione di insolvenza avvenuta nel febbraio 2016, non fosse possibile ipotizzare e quindi nemmeno indagare su reati di bancarotta. Solo dopo quella dichiarazione, sarebbe stato possibile fare approfondimenti sui gravi episodi di "distrazione" del patrimonio che hanno "spolpato" l'istituto di credito. Attualmente i filoni di indagine sono chiusi e i procedimenti giudiziari in alcuni casi sono già andati a sentenza (vedi uno dei filoni per truffa e i riti abbreviati per bancarotta) altri sono giunti alla fase dibattimentale (falso in prospetto e rito ordinario per bancarotta). 

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