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Cronaca

Processo Coingas, Ghinelli si difende: "Macrì? Tutti i sindaci lo hanno votato"

Le dichiarazioni spontanee del primo cittadino. "Senza bilancio Coingas sarebbero mancati gli utili al comune". "Bardelli? Se Amendola si fosse affidato alla sua sponsorizzazione sarebbe a cogliere le olive"

Tre diversi fronti nei quali destreggiarsi. Tre accuse alla quali rispondere con dichiarazioni spontanee. Il sindaco di Arezzo Alessandro Ghinelli, assistito dai suoi legali (Luca Fanfani e Piero Melani Graverini) ha preso la parola questa mattina in aula e di fronte alla corte, presieduta dal giudice Filippo Ruggiero, e ha risposto alle accuse mosse dalla Procura nell'ambito del processo Coingas. Il primo cittadino è accusato di favoreggiamento di peculato (per le consulenze d'oro a Cocci e Rason), favoreggiamento in traffico d'influenze (per l'affaire Multiservizi) e concorso in abuso d'ufficio (per la nomina di Macrì a presidente di Estra).

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Le consulenze d'oro e l'accusa di favoreggiamento di peculato

L'intera vicenda Coingas ha preso le mosse dalle consulenze d'oro (oltre 450 mila euro) per le quale erano stati incaricati due professionisti in particolare: l'avvocato fiorentino Pier Ettore Rason e il commercialista aretino Marco Cocci. 

Per quanto riguarda "l'accusa di aver cercato di insabbiare un peculato - ha detto Ghinelli in aula -, capisco che il mio coinvolgimento in questo processo sia dovuto al mio interessamento a che il bilancio Congas venisse approvato". Sarebbe venuto a conoscenza delle consulenze in modo quasi fortuito, durante un colloquio con l'avvocato Stefano Pasquini (anche lui imputato): "Mi espresse - ha affermato - il suo malessere per il fatto che Coingas non avesse continuato ad affidarsi a lui come in passato per le pratiche legali. Mi disse che se Staderini non fosse andato a cercare il mega giurista fiorentino, avrebbe speso parecchio meno". A dare il "la" all'intera vicenda dunque, sarebbero state le rimostranze dell'avvocato che aveva notato qualcosa di insolito nei compensi per le consulenze. 

"Il disappunto di Pasquini - ha detto Ghinelli -, per come io lo percepii nelle poche battute che ci scambiammo, suonava così “avete visto che succede a incaricare professoroni da fuori? Poi quelli non vi trattano con lo stesso riguardo di un professionista del luogo e poi finisce, come è finita, che sparano notule che uno come il sottoscritto non ha mai preteso da voi”".

Al termine di questo incontro fu pronunciata l'ormai famosa e colorita frase di Pasquini che esclamò "toccherà dire che gli asini volano". Secondo Ghinelli, il legale avrebbe rimarcato con questa espressione che "se Coingas avesse mantenuto lui come amministrativista, certi importi non si sarebbero visti".

Ghinelli ha espresso il suo stupore ma ha anche parlato della preoccupazione che, da primo cittadino, scaturiva dall'ipotesi che il bilancio di Coingas potesse non essere approvato: "Non capivo come potesse mettersi in discussione l’approvazione di un bilancio, con il danno economico enorme per il comune che avrebbe comportato".

Delle notule ha raccontato di non aver avuto contezza esatta: "L’importo alto, era per me solo la spia di una gestione scarsamente oculata dell’azienda da parte - e di questo faccio ammenda - di un amministratore che godeva della mia fiducia". E ancora: "Il mio ruolo mi imponeva di fronteggiare il rischio di esporre il Comune e i miei cittadini al danno derivante da una mancata ripartizione degli utili di Coingas". Secondo Ghinelli il Collegio Sindacale, avrebbe assunto "una posizione pilatesca, incuranti delle conseguenze".

Il caso Multiserivizi

Poi il capitolo Multiservizi: Ghinelli è accusato di favoreggiamento di traffico di influenze. Nelle sue dichiarazioni però tutto viene ricondotto ad un interesse  per la "situazione di Bardelli unicamente come gesto di umana vicinanza nei confronti di una persona, che so essere persona buona e per bene, che in quel frangente si era rivolta a me in lacrime". In seguito alle richieste del consigliere il primo cittadino ha affermato di aver "cercato di capire se Amendola potesse dare una mano al Bardelli, chiedendo a chi me lo aveva presentato, D’Ettore e Mugnai. Ma è altrettanto vero che mai ho collegato seriamente la nomina dell’Amendola all’aiuto che costui avrebbe potuto dare al Bardelli". Questo perché, stando alla ricostruzione di Ghinelli, Amendola era "blindato" in quota Forza Italia e la sua nomina sarebbe stata avanzata direttamente da Mugnai e D'Ettore. Il peso di Bardelli in quel momento sarebbe stato inconsistente. 

"Che un Amendola, che aveva come sponsor due big come D’Ettore e Mugnai, possa aver chiesto una mano a Bardelli, non riesco a crederlo neppure oggi. E' come se io fossi sponsorizzato da Salvini e Berlusconi - ha detto pungente Ghinelli - ma per essere nominato mi rivolgessi a Gelmini, che nessuno considera e che ha litigato a morte con Berlusconi. Se Amendola, allora come in seguito, avesse puntato su Bardelli come sponsor, anziché su Mugnai e D'Ettore, oggi sarebbe a cogliere le olive!".

La nomina di Macrì e l'accusa di abuso d'ufficio

Infine il capitolo più scottante, quello della nomina di Macrì. "Ho dato il mio benestare alla nomina sulla base di un parere di una autorevole professionista che, anche sentita a processo, sotto giuramento, ha testimoniato di averlo reso in scienza e coscienza"

E poi una stoccata agli altri colleghi sindaci: "Nella mia identica posizione, sono quantomeno tutti gli esponenti di tutti gli altri comuni soci di Coingas che appena un anno dopo, nel 2017, hanno votato all'unanimità per la nomina di Macrì per il triennio a seguire. Che poi è proprio la nomina, quella del 2017, censurata da Anac. Forse tutti gli altri miei colleghi soci in Coingas che hanno votato Macrì nel 2017 non erano tenuti a conoscere la legge come me?".

"Quello che so per certo- ha concluso Ghinelli - è di avere agito sempre in totale trasparenza e nella ovvia convinzione che la nomina fosse pienamente conferibile".

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