Crac Banca Etruria, processo d'appello per Fornasari e Bronchi

E' il giorno del processo d'appello per i vertici di Banca Etruria. Prende il via oggi il procedimento che vede di nuovo di fronte al giudice l'ex presidente dell'istituto di credito aretino Giuseppe Fornasari, l'ex direttore generale Luca Bronchi, l'ex vice presidente Alfredo Berni e l'allora membro del cda Rossano Soldini. Accusati di bancarotta semplice (Soldini) e bancarotta fraudeolenta, fuorono tutti condannati - con rito abbreviato - dal gup Giampiero Borraccia il 31 gennaio del 2019. La pena comminata fu di 5 anni per Fornasari e Bronchi, due per Berni e uno per Soldini. La sentenza è stata impugnata e i legali hanno presentato ricorso in appello: punteranno all'assoluzione. Un obiettivo di fatto non così remoto, visto anche l'esito del processo ordinario che si è celebrato al tribunale di Arezzo. In quel caso il collegio giudicante, presieduto da Giovanni Fruganti, lo scorso 1 ottobre pronunciò una raffica di assoluzioni (solo Rigotti venne condannato) nei confronti dei venti imputati. Le accuse erano le medesime, ma il risultato è stato opposto.

Le motivazioni delle condanne del gup

Il giudice Giampiero Borraccia utilizzò il pugno duro. Nelle oltre 200 pagine di motivazioni, parlò di azioni "miopi, compiacenti, perseveranti nella bancarotta" intraprese con "avventatezza". Era questo un chiaro riferimento ai milioni di euro che, secondo il giudice, sarebbero stati assegnati senza reali garanzie a persone o imprese che non si dimostrarono in grado restituirli, e a investimenti sterili (come il cantiere navale dello yacht, alcune ristrutturazioni immobiliari), o alle erogazioni alle società di Rigotti. E poi le linee di credito aperte con i soci, nonostante il palese conflitto di interessi. Tra le tante situazioni dubbie anche quella della liquidazione per oltre 700 mila euro netti per il direttore Bronchi.