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Pier Luigi Boschi, la tenuta di Dorna e le due inchieste archiviate: ecco cosa accadde

E' una vicenda che risale al 2007 quella che riguarda Pier Luigi Boschi ricostruita oggi sulle pagine del settimanale Panorama. Una vicenda tutta aretina che ha portato il padre del ministro per le Riforme ad essere indagato - e in seguito...

E' una vicenda che risale al 2007 quella che riguarda Pier Luigi Boschi ricostruita oggi sulle pagine del settimanale Panorama. Una vicenda tutta aretina che ha portato il padre del ministro per le Riforme ad essere indagato - e in seguito prosciolto - prima per turbativa d'asta insieme ad altre otto persone, e poi per estorsione.

La storia Siamo nel 2007 quando Boschi indossa gli inediti panni dell'intermediatore mobiliare. Tutto parte dall'acquisto da parte della Valdarno superiore società cooperativa agricola, della quale Boschi è presidente, di una tenuta dell'Università di Firenze situata a Civitella in Val di Chiana. E' la fattoria di Dorna: 303 ettari di terreno e 12 immobili. La tenuta era stata messa all'asta due anni prima, ma poi fu venduta con trattativa privata - ad un prezzo inferiore al valore di mercato specifica Panorama - alla cooperativa che aveva dichiarato di "partecipare per sè o persona da nominare". Poco tempo dopo, con un rogito proprietaria diventa la cooperativa "Fattoria di Dorna Società Agricola" costituita al 90 per cento da Boschi e al 10 da Francesco Saporito, un imprenditore immobiliare calabrese. E sono proprio le parole di Saporito che vengono riportate da Panorama insieme ai verbali della vicenda. Secondo Saporito il nuovo sociò lo aiutò dapprima con le banche, poi disse di poter intervenire a livello politico. Ma nulla di tutto questo però accadde: lo stesso Saporito lamenta sulle pagine del settimanale "Ho ipotecato tutto e m'hanno rovinato". Boschi poi uscì dalla vicenda e dalla società, nella quale pian piano a lui si sostituì la moglie di Saporito. Nel frattempo però - sostiene Panorama - Boschi si mise al lavoro per vendere pezzi del podere. Uno di questi fu venduto ad un imprenditore, con il quale fece da tramite Tullio Marcelli presidente di Coldiretti Toscana. Si trattava di un terreno di due ettari che fu pagato alla fine circa 460mila euro. Ma una parte sarebbe stata versata in nero, secondo quanto riportato dai verbali dell'inchiesta riportati da Panorama: "Mi venne chiesta la cifra di 480 mila euro. Con la specifica che, di questa cifra, 270mila dovevano essere dati in contanti". Poi ci sarebbe stata una contrattazione e l'abbassamento del prezzo a 460mila. Infine il pagamento della parte in contanti avvenuto proprio ad Arezzo. Inchieste La procura di Arezzo aveva aperto un'indagine relativa all'acquisto della tenuta nel 2010, per turbativa d'asta archiviata nel febbraio del 2013. Nello stesso giorno il procuratore Rossi iscrisse Boschi nel registro degli indagati per estorsione per la vendita del lotto. Anche in questo caso la vicenda si chiuse con un'archiviazione: nessuno avrebbe infatti obbligato l'acquirente a comprare. Fu una libera scelta accettare tali modalità. Era il luglio 2013.
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