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Picchiato e rapinato in un casolare abbandonato, processo entra nel vivo: la ricostruzione dei Carabinieri

Fu trovato in un campo nei pressi di Rigutino, a dorso nudo e coperto di sangue: era stato rapinato e picchiato e chiedeva aiuto. Era l'aprile del 2015 quando un albanese fu soccorso dai carabinieri di Rigutino e di Castiglion Fiorentino nei...

Fu trovato in un campo nei pressi di Rigutino, a dorso nudo e coperto di sangue: era stato rapinato e picchiato e chiedeva aiuto. Era l'aprile del 2015 quando un albanese fu soccorso dai carabinieri di Rigutino e di Castiglion Fiorentino nei pressi di Poggio Ciliegio. L'uomo raccontò di essere stato aggredito da un connazionale, oggi a giudizio per rapina aggravata da violenza.

La violentissima vicenda è approdata in tribunale questa mattina: di fronte al collegio presieduto dal giudice Gianni Fruganti e composto dai giudici Fabio Lombardo e Lucia Faltoni, sono stati i militari che intervennero per i rilievi a ricostruire la vicenda.

Era l'11 aprile quando l'uomo chiese aiuto. Ai militari raccontò di essere stato minacciato con una pistola e portato in un casolare abbandonato nei pressi di Poggio Ciliegio: qui una sorta di imboscata. L'uomo raccontò di essere stato picchiato prima con una sbarra di ferro poi con bastoni di legno da un 30enne connazionale e da altre persone rimaste ignote. Gli fu rubato il borsello, con 2300 euro, due collane d'oro, i documenti e poi gli aggressori scapparono con l'auto della vittima.

Durante i successivi sopralluoghi, i Carabinieri trovarono tracce che confermarono l'aggressione: dai mattoni sporchi di sangue all'ingresso del casolare, a un magione anch'esso sporco di sangue appartenente pare alla vittima, fino a panini da consumare, bicchieri, mozziconi di sigarette e alcune paia di occhiali. Tracce di sangue furono trovate anche fuori dal casolare, per circa 300 metri di distanza.

Le immagini scattate durante quel sopralluogo e le immagini scattate dai Carabinieri alla vittima al momento del ritrovamento sono state acquisite dal Collegio su richiesta del pm.

Uno degli aggressori fu indicato dalla stessa vittima che lo aveva riconosciuto tra le foto segnaletiche che gli furono mostrate. Si tratta di un connazionale - difeso dall'avvocato Enrico Cerulli - che attualmente si trova in carcere a Civitavecchia. Sarà la stessa vittima che dovrà ripercorrere le fasi del riconoscimento anche di fronte ai giudici.

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