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Cronaca

Emanuele Petri e il mistero sulle indagini sul mostro di Firenze: "Pedinò Narducci"

L'intervista a Mignini: "Il nome di Petri spuntò nel 2004". Secondo un testimone si occupò del caso quando lavorava alla Stradale di Arezzo

Le indagini sul mostro di Firenze, il mistero che avvolge la figura di Francesco Narducci e l'attività investigativa di Emanuele Petri. All'indomani della commemorazione  del sovrintendente della Polizia Ferroviaria, morto per mano delle Nuove Brigate Rosse (il 2 marzo 2003), emerge un misterioso legame con il caso che ha tenuto la Toscana e l'Italia intera con il fiato sospeso: quello del mostro che ha trucidato otto coppie nelle colline di Firenze.

La vicenda è stata ricostruita da Nicola Bossi, direttore di Perugia Today, e risale al 1985.  Petri era un agente di appena 30 anni, ma con già due lustri di esperienza alle spalle, ed era in servizio presso la Polizia Stradale di Arezzo. Sarebbero stati alcuni testimoni a citare il poliziotto aretino in alcune dichiarazioni fatte al pm Giuliano Mignini. Stando a queste rivelazioni,  Petri avrebbe "indagato su Narducci due giorni dopo la sua scomparsa al Lago Trasimeno" si legge su Perugia Today che ha intervistato il magistrato. Era passato quasi un mese dall'ultimo duplice omicidio degli Scopeti, avvenuto il 9 settembre 1985.

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Secondo la testata umbra, ci sarebbe stato anche un pedinamento di Narducci, che in quell'occasione era alla guida della sua moto rossa. Ma tutto sarebbe finito in una bolla di sapone, perché il medico sarebbe scomparso dalla visuale dopo alcuni chilometri.

Mignini, oggi in pensione, ha spiegato che il nome di Emanuele Petri saltò fuori all'improvviso. "Era il 2004 - ha detto il pm - e stavo cercando di delineare un quadro sulla morte di Narducci ascoltando pescatori e personaggi del Trasimeno. L'audizione era con un tale Enzo Ticchioni, pescatore, che verso la fine dell'incontro disse che il suo amico Petri, il poliziotto ucciso dalle Br, gli aveva raccontato che, insieme a un collega, aveva fatto un inseguimento per cercare di prendere una motocicletta che però gli era sfuggita all’altezza di Terontola".

Ma di chi era quella moto? "La persona in moto - dice Mignini - era Francesco Narducci. Avevano preparato un posto di blocco nella strada vecchia che viene da Firenze e passa attraverso Arezzo e Cortona, per giungere al Lago.  Narducci, sempre secondo quanto gli disse il Petri, aveva superato il posto di blocco ed era riuscito a scomparire nel nulla a Terontola". Il pm ricorda che quelle dichiarazioni lo fecero trasalire, in particolare quando Ticchioni aggiunse "Petri gli stava dietro da quando gli era stati ritrovati dei resti umani femminili presso la sua abitazione in Firenze. Chiaro il collegamento con il mostro ma addirittura si parlava di feticci su cui nessuno avuto notizia". 

Le dichiarazioni del testimone furono raccolte un anno dopo la scomparsa di Petri e non ci fu modo di poterle riscontrare con il diretto interessato. Come non fu possibile accertarsi di quanto, sempre il solito testimone, affermò in proposito di "feticci  e resti umani ritrovati presso l'abitazione fiorentina di Narducci". 

In seguito Mignini avrebbe parlato di questo episodio anche con la vedova di Petri, ma senza trovare conferme. E per ora questa vicenda resta un mistero nel mistero. 

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