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Cronaca Arezzo Nord / Località San Polo

"Sandro, sempre disponibile con tutti", choc per la tragedia di San Polo. Attesa per l'interrogatorio di garanzia di Mugnai

Mugnai e Dodoli si conoscevano da tempo e in passato si erano frequentati. Poi i dissidi sempre più frequenti, fino alla tragedia

Una famiglia sotto choc. Quella di Sandro Mugnai, che giovedì sera era riunita in una gioiosa cena intorno ad un tavolo, oggi è in preda allo sconforto. Erano in tutto sette le persone dentro all'abitazione di San Polo alle 20,30 circa. E' stato allora che hanno avvertito rumori insoliti provenienti dal piazzale: il rombo dell'escavatore che si avvicinava e poi i colpi alle finestre del primo piano e al tetto. Alla guida del mezzo c'era il vicino, Gezim Dodoli, con il quale negli ultimi tempi i rapporti erano diventati burrascosi. Poi si sono susseguiti attimi di terrore, fino agli spari esplosi con la carabina del proprietario. 

E' una storia terribile quella che ha visto protagonisti i due vicini di casa che un tempo - stando a quanto raccontato dal parroco di San Polo don Natale Gabrielli all'Ansa - si frequentavano. Negli anni però le cose sarebbero cambiate. Il 57enne, morto nell'abitacolo dell'escavatore raggiunto da 4 colpi di fucile, per un periodo era andato a Seveso e al suo ritorno qualcosa pare si fosse incrinato. Con lui non c'era più uno dei figli, rimasto con la madre in Lombardia. Mentre alcune incomprensioni con Mugnai, sfociate in questi ultimi mesi in veri e propri dissidi, avrebbero iniziato a maturare. Fino al drammatico epilogo che ha straziato due famiglie. 

Assalta l'abitazione del vicino con un escavatore: ucciso a fucilate

Mugnai, 53enne, fabbro di professione e cacciatore per passione (caposquadra in una squadra di caccia al cinghiale), è molto conosciuto e stimato nella comunità di San Polo. Chi lo ha frequentato lo racconta come una persona sorridente, disponibile, dedita al lavoro e sempre pronta ad aiutare chi ne ha bisogno. Una dote questa ultima che tutti in famiglia sembrano condividere: il figlio infatti è volontario della Racchetta. 

Adesso l'uomo si trova nel carcere aretino di San Benedetto: su di lui pende un'accusa pesantissima, quella di omicidio volontario. La situazione nella quale è maturata la tragedia potrebbe costituire un'attenuante importante e gli inquirenti potrebbero valutare l'ipotesi della legittima difesa. Restano però quei 5 colpi sparati - dei quali ben 4 avrebbero colpito Dodoli - a rendere estremamente complicata la posizione del 53enne. 

Nelle prossime ore (sono 5 i giorni a disposizione del gup) dovrebbero svolgersi l'udienza di convalida dell'arresto e l'interrogatorio di garanzia. In quell'occasione Mugnai potrebbe decidere di parlare e raccontare la sua verità. 

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