Ha passato la prima notte in carcere ad Arezzo Piter Polverini, il 24enne di San Giustino accusato di aver ucciso alle prime ore del 12 luglio scorso Katia dell'Omarino, 39enne di Sansepolcro. Lunedì alle 10,30 è previsto l'interrogatorio di garanzia, difficilmente il ragazzo, assistito dagli avvocati Roberta Blasi e Mario Cherubini che oggi l'hanno visitato in cella, deciderà di non parlare, continuando ad avvalersi della facoltà di non rispondere così come accaduto nel giorno dell'arresto. Le prove contro di lui sembrano granitiche.

E appaiono sempre più chiari i contorni del delitto consumato sulla riva del fiume Afra: la necessità di denaro della donna, tormentata dal demone del gioco, l'aggancio di Piter in un bar di Sansepolcro. Poi la serata insieme, nel suv del padre di Piter, dove il ragazzo e Katia si erano appartati per un momento di intimità. Al momento di salutarsi, però, la donna avrebbe chiesto più soldi rispetto a quelli concordati: 30 euro anziché 20. Minacciando poi di raccontare a tutti del rapporto sessuale a pagamento. A quel punto il 24enne non avrebbe trattenuto la rabbia, iniziando a picchiare Katia. Fuori dalla macchina i colpi mortali inferti con il martello del padre.

Cosa rischia Piter Polverini in caso di condanna? Il massimo della pena previsto dovrebbe essere 21 anni di carcere, in considerazione delle attenuanti come la giovane età, l'essere incensurato e l'aver offerto, al momento dell'arresto, un minimo di collaborazione alle forze dell'ordine. Ad esempio, ha indicato ai militari il luogo dove si trovava l'arma del delitto. Non ci sarebbero poi aggravanti quali l'accanimento sul cadavere o i futili motivi (l'ipotesi degli inquirenti è che l'aggressione sia una reazione a un ricatto). La mossa degli avvocati difensori di Piter Polverini potrebbe essere quella di percorrere la via del rito abbreviato, che abbatterebbe la pena di un terzo, facendola arrivare a 14 anni.

@MattiaCialini