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Cronaca

Oltre 32 milioni di imposte dirette e Iva evase scoperti dalla Guardia di Finanza

Si sono concluse nei giorni scorsi complesse ed articolate indagini di polizia giudiziaria e connesse attività di polizia tributaria che hanno consentito di individuare ingenti evasioni attuate da aziende aretine attraverso la tassazione, in modo...

Si sono concluse nei giorni scorsi complesse ed articolate indagini di polizia giudiziaria e connesse attività di polizia tributaria che hanno consentito di individuare ingenti evasioni attuate da aziende aretine attraverso la tassazione, in modo illecito, di consistenti somme in Paesi con una minore pressione fiscale rispetto al nostro.

Il meccanismo usato è quello di costituire società che formalmente operano in altri Paesi ma che, nei fatti, producono redditi in Italia. E’ il fenomeno è conosciuto come "esterovestizione societaria": si tratta di un modo singolare per internazionalizzare il proprio business, a fronte di tante aziende del territorio che, al contrario, creano lavoro pagando le tasse in Italia cercando di vendere i propri prodotti all’estero. Nel dettaglio, le Fiamme Gialle aretine hanno individuato aziende formalmente di diritto tedesco, due operanti nel settore della commercializzazione di autoveicoli usati provenienti da Paesi appartenenti all’Unione Europea ed un’altra leader nell’organizzazione e gestione di pacchetti vacanze per stranieri in Italia che operavano di fatto nel territorio nazionale.

Nel caso di quest’ultima, fondamentale è stata l’attività di analisi della documentazione bancaria tramite la quale sono state individuate le illecite condotte assunte dal tour operator attraverso pagamenti in nero (con conseguenti contestazioni anche in materia di antiriciclaggio) e false fatturazioni, che, quindi, gli permettevano di applicare tariffe molto concorrenziali nel settore.

Altra attività condotta dai finanzieri è stata quella nei confronti di un’azienda aretina operante nel settore delle confezioni di abbigliamento che ha consentito di scoprire ed acquisire documentazione comprovante l’esistenza e l’operatività di una società, avente formale sede in Tunisia, il cui management era da ricondursi di fatto presso l’azienda verificata. Gli accertamenti svolti, infatti, hanno dimostrato che l’amministrazione della società tunisina avveniva, di fatto, in Italia, attraverso costanti e sistematici input direttivi e gestionali, impartiti a mezzo email o fax, così come anche economicamente, attraverso il ricorso al metodo della compensazione dei debiti/crediti. Caso a parte è, invece, quello di una società, individuata grazie alla collaborazione con Autorità fiscali straniere, che aveva una sede meramente cartolare in questa provincia e

priva di alcuna operatività, la quale è risultata essere coinvolta in un’ingente frode all’IVA intracomunitaria.

La complessiva attività, svolta attraverso operazioni di intelligence ed incrocio di complessi data base di cui l’amministrazione finanziaria è dotata, ha consentito di constatare oltre 30 milioni di euro evasi nel settore delle II.DD. e circa 2 milioni di euro in quello dell’Iva. Il credito all’Erario è salvaguardato dal blocco dei beni, laddove è stato possibile, degli imprenditori coinvolti.

Tali indagini consentono di disarticolare complessi imprenditoriali che si pongono in aperta concorrenza sleale con gli operatori corretti, che si ritrovano a competere con offerte fuori mercato, considerato che il vantaggio di pagare poche o nessuna imposta permette di applicare prezzi molto convenienti, allocando inoltre i guadagni all’estero, sottraendo

preziose risorse al Paese.

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