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Cronaca

Appalti, rifiuti e turismo nel mirino di camorra e 'ndrangheta. La Dia: "I clan si mangiano le attività sane"

La relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia getta luce sulle attività dei sodalizi criminali nel territorio aretino

La crisi economica data dalle conseguenze del Covid e dalla guerra in Ucraina si sta facendo sentire in Toscana e rappresenta una spia di possibili infiltrazioni mafiose sul territorio. C'è grande attenzione alla nostra regione nel report semestrale (luglio-dicembre 2021) curato dalla Dia, la Direzione investigativa antimafia, con campanelli di allarme che suonano anche per la provincia di Arezzo. "Le difficoltà vissute dalle imprese toscane specialmente nei settori turistico-alberghiero, manifatturiero, del commercio e della ristorazione hanno evidenziato una crisi legata in gran parte alla mancanza di liquidità. Ciò è potenzialmente capace di lasciare spazio di manovra alle organizzazioni criminali forti dell’elevata disponibilità economica" che consente loro "di operare in sostituzione o in aggiunta allo Stato sociale". Secondo la Dia ci sarebbero in Toscana "spazi smisurati" per le organizzazioni criminali che metterebbero in piedi "strategie di aggressione alle realtà imprenditoriali sane", spesso finalizzate (con prestiti usurari e partecipazione al capitale sociale) alla progressiva acquisizione delle aziende. "I clan cercano di sfruttare la crisi – che è anche emergenza economica e sociale – per infiltrarsi ulteriormente nel tessuto economico delle Regioni, tra le quali a forte rischio di inquinamento è da ritenersi pure la Toscana, per l’importanza e le dimensioni del suo apparato economico e produttivo, che costituisce terreno ideale per il reinvestimento di ingenti somme di denaro di provenienza illecita”.

Attività lecite e illecite

Un settore su cui la Dia spiega di dover prestare molta attenzione - in particolare per quanto riguarda i gruppi criminali italiani (camorra e ‘ndrangheta) - è quello degli appalti pubblici, tra quelli legali c'è poi quello della gestione e dello smaltimento di rifiuti. E infine il campo turistico-alberghiero. Le consorterie criminali straniere (per lo più albanesi) continuerebbero a dimostrare le loro capacità in molteplici attività criminali perlopiù legate al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, allo sfruttamento della prostituzione e della manodopera clandestina. "Le attività investigative - scrive al Dia - hanno dimostrato che la Toscana si confermerebbe una terra di interesse per le consorterie criminali campane. Nello specifico le attività criminali si concentrerebbero prevalentemente nelle estorsioni e usura sia nei confronti di soggetti originari della Campania, sia della Toscana, nel traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, nella gestione, traffico e smaltimento illecito di rifiuti, nel riciclaggio di danaro e reimpiego in attività immobiliari o imprenditoriali con particolare riferimento al settore turistico-alberghiero e nella penetrazione nell’economia legale attraverso l’alienazione e/o costituzione di attività imprenditoriali edili, con l’obiettivo di acquisire appalti pubblici".

La situazione in provincia di Arezzo

I contesti socio-economici in cui i sodalizi mafiosi nostrani hanno dimostrato competitività e attitudini imprenditoriali sono molti. "Ne sono conferma - recita il rapporto - le interdittive emesse nel semestre dai Prefetti delle province toscane e le misure preventive patrimoniali che hanno colpito elementi contigui soprattutto alla criminalità organizzata campana e calabrese". Per quanto riguarda lo smaltimento illecito di rifiuti speciali, il rapporto cita il caso Keu che ha coinvolto anche l'Aretino: tra i reati contestati ci sono l’associazione a delinquere finalizzata ad attività per il traffico illecito di rifiuti e l’inquinamento ambientale. "Resta inoltre un settore di possibile esposizione e penetrazione criminale - continua il report - quello dei rifiuti, emerso grazie alla operazione Keu evidenziando il ruolo attivo di soggetti legati alla ‘ndrangheta nelle province di Arezzo (con particolare riferimento alla zona del Valdarno) e Pisa (con riferimento al territorio compreso tra Pontedera e Santa Croce sull’Arno)". Infine Arezzo viene citata nel rapporto perché "il 9 novembre 2021 la Polizia di Stato insieme alla Guardia di finanza hanno tratto in arresto in flagranza di reato un albanese, incensurato e regolarmente residente nella provincia di Firenze, che trasportava all’interno del furgone 476 chili di cocaina". Fu un durissimo colpo alla rete criminale dello spaccio.

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