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Cronaca

'Ndrangheta e Camorra in provincia di Arezzo, la Dia: "Infiltrazioni silenti, aiutate dalla crisi Covid"

Nella relazione semestrale della Direzione distrettuale antimafia c'è anche un focus sulla regione Toscana che mette in evidenza le criticità legate ai traffici delle organizzazioni criminali sul territorio

Le mafie continuano ad operare in Toscana, e nell'Aretino, cercando di non dare nell'occhio. Infiltrandosi nelle attività legali, per riciclare denaro sporco frutto di crimini. Con l'avvento del Covid, la situazione si è aggravata: la crisi economica si è fatta largo e le disponibilità di denaro liquido della criminalità organizzata hanno permesso una maggiore penetrazione. E' questo il quadro tratteggiato nella relazione semestrale della Dia (direzione investigativa antimafia) a proposito dell'attività delle organizzazioni criminali sul territorio regionale: "L’analisi delle tendenze evolutive delle organizzazioni criminali in Toscana e delle relative linee d’azione, sia nei mercati illeciti sia nell’economia legale, conferma - si legge - come la regione pur non essendo tra le aree a tradizionale presenza mafiosa, costituisca un appetibile territorio di conquista per tutte le mafie attratte dalla variegata ricchezza del locale tessuto socio-economico".

Le parole del procuratore distrettuale

Il procuratore distrettuale di Firenze Giuseppe Creazzo all'inaugurazione dell’anno giudiziario a Firenze ha evidenziato come siano “numerosi e assai significativi i procedimenti che denotano in maniera chiara le infiltrazioni criminali nel tessuto dell’economia locale, gli investimenti a fini di 'lavaggio' di denaro proveniente dalle attività criminali, la gestione del racket della prostituzione, spesso riguardante donne straniere vittime di tratta, il traffico di rifiuti e il traffico di prodotti contraffatti”. C'è poi, come detto, la correlazione con le criticità causate dal sistema produttivo-finanziario dall’emergenza Covid. "In particolare - si legge - in una realtà a vocazione turistico-culturale come quella toscana, il blocco dei flussi di persone, soprattutto dall’estero, ha pesantemente inciso sull’economia locale". Soffermandosi su tali problematiche, il procuratore ha affermato che “è evidente che le mafie, disponendo di liquidità, sono sempre pronte ad approfittare delle possibili falle e dei possibili elementi di fragilità”, e che “...i settori che sono più a rischio sono certamente quelli che presentano più difficoltà in questo momento. Penso all’industria alberghiera, alla ristorazione in generale, alla balneazione, ai settori che per primi hanno chiuso e che probabilmente per ultimi potranno riaprire. In questa fase, appunto, si possono verificare quelle fragilità che possono consentire l’inserimento, non solo delle mafie, ma di tutti coloro che candidamente vorranno speculare sulle condizioni di bisogno altrui”. Il procuratore ha sottolineato infine che per un efficace contrasto “…gli strumenti sono quelli di una grande vigilanza e, sotto questo profilo, posso assicurare che a cominciare dalle forze dell’ordine e dalla Prefettura si sta facendo già un grande lavoro. Anche le associazioni di categoria e le associazioni degli industriali e quant’altro, dovranno fare corpo unico per evitare certi fenomeni”.

I professionisti collusi e la 'Ndrangheta

Sul fronte 'ndrangheta, i segnali della pervasività criminale - argomenta la relazione - si manifestano anche per mezzo di imprese non mafiose, ma comunque collaborative, "nonché di schemi giuridici sempre più raffinati, attuati con la collaborazione di professionisti collusi (avvocati, commercialisti e notai)". Di questo è stato trovato riscontro nelle indagini concluse nel periodo e nei provvedimenti interdittivi antimafia emessi, anche su input della Dia, dai Prefetti toscani di Firenze, Arezzo, Massa Carrara, Prato e Pistoia. Diverse sono state le interdittive antimafia che nel periodo hanno riguardato imprese aventi sede o operanti in Toscana, ritenute a rischio di infiltrazione da parte delle cosche calabresi, nell'Aretino, ad esempio, "hanno riguardato aziende operanti nella ristorazione". I provvedimenti - secondo il report - "confermano la propensione della criminalità calabrese a diversificare gli investimenti, in modo da rafforzare la propria presenza in svariati settori dell’economia legale". 

La mafia siciliana

Così come per la ‘Ndrangheta, gli interessi delle organizzazioni criminali siciliane in Toscana sono orientati prevalentemente "al riciclaggio dei capitali illeciti e all’infiltrazione dell’economia legale, sia attraverso soggetti contigui alle consorterie siciliane sia avvalendosi di conniventi figure professionali, anche locali, ben disposte verso le proficue collaborazioni nelle imprese criminali", aggiunge la relazione. Anche se in questo caso non 'è uno specifico riferimento alla provincia di Arezzo.

La camorra in Valdichiana e Valdarno

"Di rilievo è infine la presenza di soggetti contigui alle consorterie camorristiche, in alcuni casi frutto di trasferimenti avvenuti nei decenni addietro da parte di interi nuclei familiari (per libera scelta o in forza di provvedimenti giudiziari) che poi, nel tempo, si sono radicati nel territorio toscano e hanno continuato, con le nuove generazioni, a operare nei diversi mercati illeciti o dell’economia legale, mantenendo comunque legami con le famiglie e con le consorterie nella terra di provenienza", spiega il rapporto. E presenze camorristiche sono presenti anche in provicnia seconda la Dia. "Certe presenze sembrano concentrarsi nell’Aretino (in Valdichiana e Valdarno), a Prato e lungo la costa, in alta Maremma (in provincia di Grosseto, nei territori di Follonica e Scarlino) e in Versilia (dalla provincia di Lucca fino al litorale di Massa-Carrara)". Questi radicamenti - secondo gli investigatori - non costituiscono il presupposto di un controllo o condizionamento del territorio, sono "forme di silente infiltrazione, tali da evitare l’attenzione delle forze di polizia, inquadrabili principalmente nel riciclaggio di denaro, ma anche in estorsioni e usura".

Mafie straniere

Nell’economia criminale toscana ci sono poi siginificativi interessi delle organizzazioni criminali straniere "soprattutto di origine balcanica, cinese e nordafricana, che ormai da tempo hanno dato luogo a forme di radicamento in territorio toscano, sfruttandone, ognuna per la propria parte di peculiare specializzazione delinquenziale, opportunità e risorse". Sono gruppi criminali che talvolta operano anche in collaborazione o alleandosi con sodalizi mafiosi italiani, per ottimizzare i guadagni. Nell'Aretino il coinvolgimento di queste organizzazioni è forte nell'ambito del narcotraffico, ma anche dei furti.

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