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Cronaca

Sponsorizzazioni e spese con la carta di credito Estra. La difesa di Macrì: "Tutto regolare e rendicontato"

L'avvocato Viciconte: "Abuso d'ufficio? Potrebbe cambiare qualcosa col Dl Semplificazioni. Inoltre i reati sono stati contestati perché la holding presieduta dal mio assistito è considerata azienda pubblica, secondo noi non lo è in prevalenza"

"Con il decreto semplificazione, il reato di abuso di ufficio è stato riformato. Assumendo che sia compatibile con la accuse fatte a Macrì, bisogna valutarne la portata".

L'avvocato Gaetano Viciconte è il legale difensore di Francesco Macrì, presidente di Estra, colosso del gas toscano partecipato da quattro aziende pubbliche come Coingas (Arezzo), Consiag (Prato), Intesa (Siena) e Viva Servizi (Ancona). Macrì, destinatario di un avviso chiusura indagini per la vicenda Coingas, è indagato dalla Procura di Arezzo anche in merito all'attività in Estra: i reati che gli vengono contestati, in questo caso, sono peculato e abuso d'ufficio. Nel mirino dei magistrati c'è l'acquisto di quote di Ecolat ad un prezzo giudicato troppo elevato (pagate 6,38 milioni a fronte di un valore di patrimonio netto e attività alla fine del 2018 di 3,93 milioni, dice la Procura), spese legali, commerciali e di sponsorizzazioni per oltre 3 milioni nel 2019 a fronte di fatturato complessivo di Estra di circa 30 milioni. Troppo (il 10% circa), secondo gli inquirenti. Infine c'è l'accusa relativa all'uso della carta di credito aziendale in dotazione a Macrì, che non sarebbe stata adoperata correttamente, ma per fini personali.

La difesa di Macrì ribatte punto su punto rispetto alle accuse mosse nel decreto di perquisizione del 15 luglio. Anzitutto la carta di credito: si nega qualsiasi uso improprio: "Ci sono tutte le spese rendicontate". L'azione intrapresa da Macrì viene inoltre reputata scevra da finalità altre, rispetto al bene dell'azienda. Viciconte ricorda poi, come detto, la riforma del reato di abuso di ufficio. Col Dl Semplificazioni viene infatti ridimensionata la portata della fattispecie incriminatrice prevista dall'articolo 323 del codice penale:

In particolare - spiega Altalex - l'area penalmente rilevante non viene più ricondotta alle violazioni delle "norme di legge o di regolamento" ma viene adesso circoscritta all'inosservanza "di specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge o da atti aventi forza di legge".

C'è però un punto su cui la difesa spinge con forza: il castello di accuse si reggerebbe sul fatto che Estra sia un'azienda pubblica, essendo partecipata da quattro aziende a loro volta partecipate da oltre cento comuni, toscani e non. "Un'interpretazione", secondo Viciconte, perché l'attività pubblica della distribuzione del gas non sarebbe primaria per la "costellazione" Estra, fatta di numerose società, ma in carico alla controllata Centria. Per il resto, l'attività del gruppo sarebbe soprattutto quella di vendere il gas, attraverso una rete di agenti comerciali: l'attività promozionale, le sponsorizzazioni, etc. servirebbero a supportarla. "Un'attività di mercato", insomma, dice Viciconte. "L'accusa sostiene che Estra sia assoggettata al regime pubblicistico, non a quello privatistico. Ma noi pensiamo l'inverso e non si possono applicare i reati previsti per la pubblica amministrazione perché secondo noi Estra non svolge un servizio pubblico prevalente". In sostanza, dice la difesa, come è pensabile gestire una holding come Estra come un'azienda pubblica? Occorrerebbe fare bandi continuamente, per ogni spesa promozionale. Estra, per chiudere contratti e competere nel mercato, avrebbe bisogno di un certo grado di libertà, oltre a rapidità nelle scelte su come destinare i propri budget. E infine: il 10% del fatturato della holding non sarebbe da considerare una spesa per la sola società Estra (controllante del gruppo), ma spese tese a favorire l'operato di ogni società del gruppo, che complessivamente - sostiene la difesa - fatturano circa un miliardo di euro l'anno.

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