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Cronaca

Non vaccinato prende il Covid, salvato in ospedale: "Ho visto la morte. Grazie di cuore ai sanitari"

La lettera al reparto di Malattie Infettive di Andrea: "Sono arrivato con gravissime difficoltà respiratorie, unite a una grande sensazione di paura e sconforto. Avevo paura di morire da un minuto all’altro"

"Grazie di cuore", si conclude così la missiva di Andrea, che gronda gratitudine nei confronti di chi l'ha salvato. L'autore è un aretino di mezza età, che non si è vaccinato e che ha rischiato di morire di Covid. C'è stato però il lieto fine. E così Andrea ha voluto scrivere una calorosa lettera di ringraziamento al personale sanitario che l'ha curato. Poche parole per rendere omaggio a chi l'ha tratto fuori dall'inferno di una malattia ancora in grado di colpire duramente. Andrea ha infatto passato giorni tremendi nel reparto di Malattie Infettive dell'ospedale San Donato, diretto dal dottor Danilo Tacconi.

"Ho visto la morte accanto al mio letto"

"Sono arrivato in questo reparto - scrive Andrea - con gravissime difficoltà respiratorie, unite a una grande sensazione di paura e sconforto in cui la vita e la morte sono un'unica cosa. Paura di poter morire da un minuto all’altro: perché quando ti manca l’aria, non respiri ma sei cosciente, vedi la morte accanto al tuo letto. In preda allo sconforto, solo, senza gli affetti più cari, senza la mia famiglia, senza la forza per chiamare, senza un volto amico vicino a me. Momenti terribili che restano indelebili nella memoria".

"Chi mi ha curato è diventato la mia famiglia: grazie di cuore"

In mezzo alla disperazione, però, Andrea ha trovato un appiglio. "Poi però vedi delle persone attorno a te che non conosci, che non hai mai visto, chiuse nei loro scafandri di protezione ma lì per aiutarti, per fare il loro lavoro, per alleviare tutte le tue sofferenze, per farti respirare meglio, per accudirti. E anche per darti una parola di conforto, di speranza e di incoraggiamento a non mollare, ad aiutarti a credere nella possibilità di farcela. Vedi medici ed infermieri - scrive ancora Andrea - che ti stanno accanto, che impiegano tutto il loro sapere e le loro forze per sconfiggere questo maledetto virus. Li vedi armeggiare sui tubi per riuscire a farti respirare meglio e li senti incoraggiarti, invitarti a non mollare, darti una speranza. E allora queste persone diventano la tua famiglia, i tuoi amici: non sono più volti sconosciuti ma persone che non vedi l'ora di rivedere, che aspetti ogni mattina, a cui ti aggrappi, a cui ti affidi". E infine il "grazie di cuore" con cui rendere omaggio a chi gli ha salvato la vita.

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