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Cronaca

La truffa del "Conte" ad azienda orafa aretina. Sottrae un trilogy, ma viene scoperto dalla squadra mobile

Si faceva chiamare il Conte, il truffatore, già in regime di detenzione domiciliare accusato di truffa ai danni di un'azienda orafa aretina alla quale con uno stratagemma aveva sottratto un anello trilogy del valore di 10.000 euro. L'uomo già...

Si faceva chiamare il Conte, il truffatore, già in regime di detenzione domiciliare accusato di truffa ai danni di un'azienda orafa aretina alla quale con uno stratagemma aveva sottratto un anello trilogy del valore di 10.000 euro.

L'uomo già noto alle forze dell'ordine, pregiudicato di 50 anni, nei mesi scorsi, durante il periodo di sua detenzione domiciliare, con la complicità della moglie, aveva truffato una nota azienda orafa aretina sottraendo il prezioso anello.

Gli investigatori della squadra mobile, in pochi giorni, hanno ricostruito la dinamica del raggiro e, individuata questa vecchia conoscenza della questura, già più volte condannata per truffa e altri reati contro il patrimonio, hanno proceduto alla perquisizione dell'abitazione dell'indagato che ha subito consegnato il gioiello sottratto.

La tecnica di truffa era stata da manuale, di quelle grazie alle quali il malvivente si era guadagnato nell'ambiente criminale il soprannome de "il Conte".

L'uomo, fingendosi un avvocato di fama, aveva commissionato alla ditta orafa il trilogy.

In corso di trattativa aveva richiesto la realizzazione di un altro anello con diamante del valore di circa 4.000 euro consegnando come caparra per entrambi gli acquisti un assegno, regolarmente incassato, di 4.500 euro.

Al momento di ritirare i due anelli ha presentato un bonifico per la differenza ancora da saldare, che il giorno successivo ha però provveduto a revocare.

Tutto questo l'uomo lo ha portato a termine durante le fasce orarie in cui era stato ammesso ad uscire di casa ove doveva scontare, in regime di detenzione domiciliare, una vecchia condanna.

Recuperata la refurtiva, l'uomo è stato denunciato a piede libero alla Procura di Arezzo ed è partita immediatamente anche la segnalazione al Tribunale di Sorveglianza per le opportune valutazioni sul regime di detenzione.

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