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Cronaca

Parla Staderini: "Io additato in strada e abbandonato da tanti finti amici. Ora Ghinelli dica quello che ha fatto"

L'ex numero uno di Coingas in un lungo sfogo social racconta la situazione personale vissuta nei lunghi mesi dell'indagine che ha portato alla sua condanna a due anni: "Pentito? Sì, di aver avuto a che fare con certi soggetti". E si toglie i sassolini dalle scarpe

"Il gioco del silenzio è ufficialmente finito". Un post su facebook per un commento sull'epilogo di ieri. E soprattutto per togliersi più di un sassolino dalle scarpe. Sergio Staderini, ex presidente della partecipata Coingas, con la condanna di ieri a 2 anni esce di scena dalle vicissitudini giudiziare originate dallo scandalo Coingas. A caldo ha detto: "Ho fatto un errore, me ne sono assunto la responsabilità e ne pago le conseguenze". Nel day after approfondisce molti aspetti dei lunghi mesi vissuti da indagato prima e da imputato poi. Soffermandosi anche sui risvolti personali che la vicenda ha avuto. E non lesina critiche al primo cittadino di Arezzo, Alessandro Ghinelli, che le rivelazioni di Staderini hanno portato ad essere indagato e rinviato a giudizio.

L'amarezza personale

"Non nascondo che sia stato difficile mantenerlo (il silenzio, nda). Per tanto tempo - ha scritto Staderini - le parole mi sarebbero volute uscire dalla gola. Dal primo giorno in cui è iniziato questo calvario col clamore dei media e la giudicante cattiveria delle chiacchiere, ho dovuto chinare la testa e attendere il giorno in cui avrei potuto rialzarla e tutta la mia famiglia con me. Non avrei mai creduto che a 60 anni la vita mi avrebbe insegnato a essere forte imparando a stare zitto, nell’ombra, sedendomi in disparte. È stato imbarazzante cercare di sopravvivere fra le congetture di chi non mi conosce e si fa bastare quei due titoletti di giornale per definirmi. Salutare chi evitava i miei cenni, chi abbozzava un sorriso stirato per non dover aprire la bocca e dirmi ciao. Ritirarmi nella mia gabbia e fare a meno di tanti volti che credevo amici, sentirmi in difetto mentre camminavo fra la folla, scoprendo qualcuno che mentre mi riconosceva mi additava, non ricevere gli auguri per le feste, né regali dopo una vita onesta fatta di scambi gioiosi e di 'Oh, ciao Sergio eh... in bocca al lupo' sinceri per qualsiasi cosa: questo è stato terribile. Entrare in tribunale non è stato nulla a confronto, neanche sentir pronunciare una sentenza. Ad oggi penso di aver le spalle decisamente più larghe grazie alla mostruosa fatica fatta nell'anno precedente".

"Pentito? Sì ma di aver avuto a che fare con certi soggetti"

Poi Staderini passa all'attacco. "Quando accadono queste cose, ci si ritrova coi resti di una bomba esplosa tutt'intorno e non si ha il tempo di reagire, non si ha il tempo di metabolizzare e rispondere per le rime. Brutto dirlo, ma chi non lo vive davvero non può capirlo. E per tutto questo devo 'ringraziare' gli attori di questo sistema malato, destinato a riflettere in ogni specchio la propria sconcia, deformata immagine. Mi hanno definito 'Pentito' e io voglio spiegare che sì, mi ci sento, ma solo nell'accezione in cui sono pentito di aver avuto a che fare con questi soggetti che hanno il gran merito di aver infangato il mio duro lavoro (svolto assieme a quella bella persona che è Marco Cocci), portato avanti con grande dedizione, e non parliamo della mia immagine di uomo comune, un uomo del popolo, l'uno fra i tanti che non si intende di politica e della monnezza in cui, ahimé, sguazza questa nobile arte. Come ho sempre detto, ognuno si mangerà la propria fetta di torta e io ho iniziato a farlo accettando quello che il Gup Lara ha predisposto per me, con l'intento di sedermi a un tavolo in cui ciò che mi viene servito è ciò che mi spetta, non un grammo di più né uno di meno. Mio padre diceva sempre che il tempo è galantuomo e che restituisce tutto a tutti, piano piano".

La prospettiva del 'lupo cattivo': "Ho sbagliato a fidarmi"

Staderini parla di voler "allontanare da me e dal mio nome ciò che non è mio perché non mi appartiene e io non lo voglio!". E chiede di rivedere la storia che lo ha riguardato dall'inizio dell'indagine in poi. "Chi ha seguito la storia finora merita di sapere che è giusto ascoltarla anche dalla prospettiva del 'lupo cattivo', perché con grande shock magari è 'Cappuccetto rosso' il reale problema. I buon propositi sono della gente comune e chi ha il compito di portarli avanti non se li merita, perché non ha le facoltà di rappresentarli e prima ancora di capirli e amarli. So che sarà difficile riottenere una qualche onorabilità, proprio perché io faccio parte del popolo e la gente del popolo non vince quasi mai. Il mio grande errore è stato quello di fidarmi e la fiducia mal riposta si sconta in tanti modi".

Le parole rivolte a Ghinelli

E infine la conclusione, con le parole rivolte al sindaco di Arezzo Alessandro Ghinelli. "Nonostante questo, intendo presenziare a tutte quelle occasioni in cui sarà richiesta la mia persona, nell'intento di continuare a collaborare con la giustizia senza vergogne né pietismi, perché le responsabilità sono fatte per essere assunte in prima persona e a nulla serve inviare note scritte ai telegiornali locali". Il riferimento è al commento fatto dal sindaco ieri, dopo la decisione del giudice sul suo rinvio a giudizio. "Basta ingannare la gente: il primo cittadino deve dare l'esempio, fare outing e mostrare una certa trasparenza e virtù. Anche io so quello che è stato fatto e non fatto, quel che è stato detto e non detto e presto - mi rincuora - lo saprete anche tutti voi", conclude Staderini.

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