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Venerdì, 19 Aprile 2024
L'intervista

"Banca Etruria? L'istituto crollò perché fece il passo più lungo della gamba. Nel cuore resta il caso di Martina Rossi"

Roberto Rossi è diventato il nuovo procuratore generale della Corte d'Appello di Ancona. Ad Arezzo ha svolto la sua attività per oltre due decenni: sulla sua scrivania sono passati tantissimi casi. Dalle vicende di Licio Gelli, all'arresto della brigatista Nadia Lioce, fino a Variantopoli e Banca Etruria

Quasi 25 anni in prima linea, vestendo la toga e rappresentando in tribunale la procura di Arezzo. Sulla sua scrivania sono passati decine e decine di casi, molti dei quali hanno fatto la storia della provincia. Dalle vicende di Licio Gelli, all'arresto della brigatista Nadia Lioce, dai crimini ambientali, fino a Banca Etruria, passando per due inchieste che hanno fatto tremare altrettante giunte comunali (Variantopoli e Coingas). Roberto Rossi da questa settimana è ricopre il nuovo ruolo di procuratore generale alla corte d'appello di Ancona.

"Arezzo è una città bellissima, il ricordo più vivo che ne avrò sarà sempre legato ai rapporti umani che con il tempo si sono creati con i colleghi, con il personale della procura, con quello della Polizia giudiziaria. Quella della provincia è una realtà che, anche da un punto di vista economico e sociale, risulta molto variegata con tante sfaccettature: questo la rende per tanti versi affascinante". 

Dalla Procura ha osservato, studiato e indagato su Arezzo per oltre due decenni: come si è trasformata la provincia?

"In questi anni è cambiata molto: quando sono arrivato stavano tramontando i grandi gruppi industriali storici. Lebole, UnoAerre erano in pieno declino. Il mondo dell'industri ha subito una parcellizzazione e su questo incise molto la grande crisi del 2001: da allora aumentarono i reati fallimentari, come la bancarotta, e quelli fiscali". 

Poi cosa è successo?

"Poi c'è stato il grande capitolo dei reati ambientali, che sono stati messi al centro dell'attività dell'ufficio della procura con risultati notevolissimi. Quella sulla Chimet fu la prima grande inchiesta: indipendentemente dall'esito del processo, per la prima volta ci scontrammo con i grandi temi ambientali. A partire da allora abbiamo assistito ad una crescita delle professionalità e delle capacità del personale. Nel frattempo si è costituito anche il nucleo dei Carabinieri Forestali. E anno dopo anno sono state affinate le competenze, con grandi soddisfazioni".

Arezzo è diventata pericolosa?

"Quella di Arezzo resta una provincia fondamentalmente tranquilla: i reati di strada, quelli che incidono sulla qualità della vita, fortunatamente sono ancora pochi. Merito della capacità di controllo del territorio delle forze dell'ordine e della civiltà della popolazione che nel territorio aretino è particolarmente attenta alla legalità".

Nella sua carriera si è occupato di due inchieste che hanno fatto tremare due giunte della città...

"Il fenomeno Variantopoli mostrò come Arezzo fosse in linea con il trend della zona: anche se la situazione aretina non è drammatica. C'è una tradizione di buona amministrazione in provincia, lo dimostra l'operato di tanti sindaci. Il caso Coingas? C'è un procedimento in corso, non commento".

Crac Banca Etruria: un pool di magistrati dedicato alle indagini. Poi il processo, ma anche tante polemiche. Come ricorda quei momenti?

"E' stato un periodo complesso. Per il crac di Banca Etruria, al di là di come si sono conclusi i vari procedimenti, la Procura riuscì a svolgere indagini rapide e a portare a giudizio in tempi veloci  coloro che ritenevamo responsabili. Nonostante sulla procura si sia scagliata l'ondata dei media e si sia creato un clima davvero avvelato siamo riusciti ad andare avanti, tanto che in un anno e mezzo arrivarono i primi rinvii a giudizio". 

Perché Banca Etruria è arrivata al crac? Qual è il suo punto di vista?

"Le criticità di Banca Etruria sono nate quando l'istituto di credito ha perso la sua vocazione di banca del territorio: nel momento in cui ha accarezzato ideali di grandezza, avvicinando grandi gruppi aziendali italiani, ha perso il controllo dell'erogazione del credito. Il vizio di origine è questo: finanziavano grandi gruppi aziendali senza però avere le professionalità adeguate per gestire una tale situazione. Hanno fatto il passo più lungo della gamba, ed è stato velleitario cercare di misurarsi a livello nazionale". 

Quali sono i casi che le rimarranno impressi?

"Sono due. Il primo è l'arresto di Nadia Desdemona Lioce in seguito al terribile episodio di violenza che portò alla morte del sovrintendente della Polfer Emanuele Petri (dal materiale trovato nella borsa della Lioce gli investigatori ricostruirono l’intera rete delle Nuove Brigate Rosse, ndr). Il secondo lo porto nel cuore: è l'inchiesta per la morte di Martina Rossi. Non dimenticherò mai il coraggio e la tenacia dei genitori della ragazza, che hanno combattuto fino all'ultimo". 

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