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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

"Insulti e calci delle forze dell'ordine a due ragazzi di colore". Un post su Facebook scatena le polemiche

Violenze verbali e fisiche su due ragazzi di colore, uno dei quali colpevole solo di parlare inglese e di non riuscire a spiegare a controllori e forze dell'ordine che il suo biglietto per l'autobus era in regola. Una storia tutta da chiarire, con...

Violenze verbali e fisiche su due ragazzi di colore, uno dei quali colpevole solo di parlare inglese e di non riuscire a spiegare a controllori e forze dell'ordine che il suo biglietto per l'autobus era in regola. Una storia tutta da chiarire, con alcune zone d'ombra, ma che è diventata virale su Facebook, raccontata con un post pubblicato da una ragazza di Sansepolcro sul suo diario: da ieri mattina a ora, quasi trecento condivisioni, oltre centoquaranta commenti, poco meno di novecento reazioni e uno scambio di opinioni tra utenti che non accenna a diminuire. Ma soprattutto, un'indagine aperta dalla questura di Arezzo per fare luce sui fatti.

Francesca, giovane biturgense, ha gettato nello stagno un sasso grosso così, raccontando con dovizia di particolari ciò che sarebbe successo sabato ad Arezzo.

All’autostazione mi imbattevo in quattro carabinieri, due volanti della polizia e cinque addetti al controllo dei titoli di viaggio all’interno dei bus. Tutti quanti stavano bloccando un giovane ragazzo alla discesa dell’autobus per presunta violazione e trasgressione delle regole, per possesso di un titolo di viaggio non valido. Dopo un controllo effettuato iniziavano urla e violenza contro il ragazzo che provava a difendersi verbalmente in inglese. L’impossibilità di comunicazione sia in in lingua italiana che inglese da parte del personale addetto al controllo in veste di pubblico ufficiale, carabinieri e polizia, costringeva il ragazzo a chiedere aiuto. Mi accingevo ad aiutarlo. Versava in uno stato di smarrimento e shock tra le grida che lo accerchiavano: “negro di m..., impara l’italiano, sudicio, fai schifo, sei un cane...”. Constato che aveva un titolo idoneo al viaggio che aveva effettuato, che la sua condotta risultava regolare e che era stato sequestrato dal controllore presente nel bus fino all’autostazione di Arezzo, dove veniva portato e bloccato per esibizione dei propri documenti e generalità. La situazione si è protratta per 45 minuti, dopo la quale hanno lasciato andare il giovane ragazzo di nome Paul. Paul in lacrime mi dice di essere senegalese, di non avere più una famiglia e che stava viaggiando per andare al lavoro quando un tipo dal comportamento molto arrogante gli chiedeva nell’autobus di esibire il biglietto e, non contento, di fare lo stesso con i suoi documenti. Paul ha continuato a raccontarmi, dicendomi di essere stato bloccato dallo stesso controllore e di essere stato portato ad Arezzo per essere identificato. Il resto l’ho già raccontato. Dopo questo episodio, vedo chiedere ad un altro ragazzo da altri due controllori, alla stessa fermata dell’autobus, l’esibizione dei propri documenti. Vedo il ragazzo rifiutarsi e un attimo dopo il ragazzo a terra preso a calci coperto dalle urla: “negro di m..., dovete stare a casa...”. E’ passata un’ora dagli episodi, i ragazzi se ne sono andati rialzandosi da terra fisicamente e moralmente e io sto aspettando ancora un autobus perché nel frattempo la viabilità di una tratta si è interrotta a causa di presunti problemi alla circolazione. I controllori sono ancora qua, i carabinieri e la polizia se ne sono andati e sono intervenuti solo nei confronti di chi la violenza l’ha subita. Loro mi guardano e mi additano mentre sono seduta in una panchina ad aspettare l’autobus. Parlano sottovoce ma sento tutto: “quella p... che ha intralciato il nostro lavoro, dovrebbe morire insieme a tutti questi neri di m...” dicono altre cose ma mi vergogno a ripetere.

In calce al post, come detto, una sfilza di reazioni. Qualcuno ha addirittura insinuato che il profilo della ragazza fosse falso, che si trattasse di un troll. Ma lei ha ribattuto con forza, ha spiegato che uno dei carabineri era una donna che l'ha "minacciata, offesa e poi spinta". Poi ha aggiunto che ha registrato dei video allegati alla denuncia già presentata. "Carissimi, io esisto e quello che ho raccontato è l’unica cosa che non dovrebbe esistere" la difesa di Francesca.

La storia, per adesso, ha fatto scalpore soltanto sul web. Ancora non ci sono reazioni ufficiali: da Tiemme, la società che gestisce il servizio di trasporto degli autobus, fanno sapere che è stata avviata un'indagine interna ma che non risultano episodi come quelli raccontati nel post. Sabato ci sono stati normali controlli sui passeggeri come se ne registrano ogni giorno. "Ci stiamo lavorando" filtra invece dalla questura di Arezzo, che non esclude nessuno scenario. Se qualcuno ha sgarrato, sarà punito. Se invece la ricostruzione di Francesca si rivelerà falsa, sarà lei a risponderne penalmente.

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