Questa mattina siederà sul banco degli imputati. L'accusa per Jawad Hicham è pesantissima: duplice omicidio aggravato dalla convivenza stabile. Il 38enne magrebino che lo scorso aprile uccise a coltellate la compagna, Sara Ruschi di 35 anni, e la suocera, Brunetta Ridolfi di 76, nell'appartamento di via Benedetto Varchi rischia l'ergastolo.

Assistito dall'avvocato Fiorella Bennati, l'uomo, attualmente detenuto nel carcere di Prato, comparirà davanti alla Corte d'Assise di Arezzo. Per lui non si configura la possibilità di un rito che preveda sconti di pena: troppo gravi i reati di cui si è macchiato. Non è  escluso però  che possa chiedere una perizia psichiatrica per verificare se al momento del delitto fosse pienamente capace di intendere e di volere.

Il doppio femminicidio avvenne nella notte del 13 aprile scorso, tra le pareti domestiche dell'appartamento che si affaccia sulla storia Porta San Lorentino. Sotto gli occhi dei due figli della coppia - un adolescente di 16 anni e una bimba di 2 - Hicham aggredì prima la compagna e poi la suocera. L'autopsia sul corpo della 35enne rivelò che le furono inferte circa 15 coltellate. Sara aveva cercato di proteggersi, ma non ci riuscì e morì poco dopo l'aggressione, mentre veniva portata in ospedale. Meno numerosi i fendenti sferrati su Brunetta, tre forse quattro coltellate inferte forse dopo che aveva tentato di aiutare la figlia. 

Poi il 38enne si diede alla fuga, tentando di chiamare i soccorsi da una cabina telefonica all'esterno dell'abitazione.

Fu poi il figlio maggiore a contattare la centrale del 118 e richiedere l'intervento dei sanitari spiegando l'accaduto.

I figli della coppia e i familiari delle vittime si costituiranno parte civile, così  come si costituirà  anche l'associazione Senza veli sulla lingua che si batte contro la violenza di genere.