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Cronaca

Prima in overdose durante il lavoro, poi accusato di aver sottratto farmaci. Infermiere assolto: "Fu un errore"

Uno scambio di medicinali avrebbe causato il grave malore all'uomo, non una dipendenza. Dal suo reparto mesi prima erano scomparsi oppiacei: per il tribunale di Arezzo non fu lui a toccarli

Rischiò la vita per un'overdose di farmaci in un bagno dell'ospedale San Donato e in seguito fu accusato di peculato per la sparizione di alcune dosi del medicinale che aveva utilizzato in quell'occasione. Ma dietro alla vicenda ci sarebbe stato un errore: uno scambio di medicinali che è costato a un infermiere cinquantenne una pesante accusa e un processo durato oltre tre anni. Oggi il procedimento si è concluso: l'uomo, assistito dagli avvocati Davide e Tommaso Scarabicchi, è stato assolto con formula piena "perché il fatto non sussiste". La sentenza è stata emessa dal collegio di giudici presieduto da Filippo Ruggiero, e composto Giorgio Margheri e Antonio Dami. 

La vicenda

La vicenda risale al 2019. Era pieno inverno quando dal reparto dove lavorava il 50enne scomparvero delle confezioni di un medicinale a base di oppiacei, il Fentanest, utilizzato anche in anestesiologia e per questo in dotazione nelle sale operatorie del San Donato. Furono cinque in tutto gli episodi che si verificarono tra il 23 gennaio e l'8 febbraio, per un totale di una decina di fiale volatilizzate. 

Durante l'estate l'infermiere - che ha una esperienza ultraventennale - fu trovato in un bagno del reparto in overdose, mentre era in servizio. A causare il malore era stata una dose molto importante del medicinale usato per le anestesie. Soccorso, fu salvato ma la Asl aprì subito un'indagine interna. Al termine degli accertamenti, nei confronti dell'uomo l'azienda sanitaria non spiccò denuncia, ma inviò una lettera di richiamo. 

Nel frattempo però il 50nne fu accusato di peculato: in seguito all'overdose, infatti, la Procura di Arezzo avviò delle indagini e formulò l'ipotesi di reato. 

Il processo

Durante il dibattimento, nel quale la Asl Toscana sud est si è costituita parte civile e in aula è stata rappresentata dall'avvocato Luca Fanfani, l'infermiere ha raccontato la sua verità. Secondo quanto esposto davanti Quel giorno sarebbe dovuto andare in sala operatoria, ma ha raccontato che come spesso capitava, forse per l'agitazione, aveva problemi allo stomaco. Per questo avrebbe deciso di assumere un medicinale antiemetico, a base del principio attivo droperidolo. Sarebbe stato a questo punto che si sarebbe verificato l'errore: l'infermiere avrebbe preparato le fiale per l'anestesia da portare in sala operatorio prima di prendere il medicinale. Ma al momento di iniettarlo ha raccontato di aver invertito le fiale. 

Un errore che poteva essere fatale, data la quantità di medicinale iniettato. E proprio il fatto che l'infermiere era particolarmente esperto, avrebbe fatto pensare anche ai colleghi a uno sbaglio: perché il 50enne sapeva che dosi così elevate erano pericolose. 

A scagionarlo poi sarebbero stati anche i test antidroga ai quali l'infermiere si è sottoposto volontariamente.

Oggi la fine dell'Odissea, con la sentenza di assoluzione.

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