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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca San Giovanni Valdarno

Società fittizie usate come "bancomat", imprenditore nei guai: sottratti 1 milione e 700 mila euro al fisco

L'uomo aveva usato i soldi di numerose società destinate a fallire per acquistare abbigliamento e beni di lusso

Oltre un milione e 700 mila euro "fuori usciti" dalle casse di 14 società che sarebbero state utilizzate come una sorta di bancomat da un imprenditore valdarnese.

E' quanto emerso dalle indagini portate avanti dalla Guardia di Finanza di San Giovanni Valdarno che, con l'operazione Ursula, lo scorso mese di dicembre portò alla scoperta di una frode fiscale nel settore della produzione e della commercializzazione di abbigliamento perpetrata da un’associazione per delinquere composta da 7 persone, alcuni dei quali legati da vincoli di parentela, dislocati in più regioni e con proiezioni anche in Austria. Nel corso degli anni, tramite le società a loro riconducibili, avevano emesso fatture per operazioni ritenute inesistenti per un valore di oltre 15 milioni di euro, "ottenendo indebite compensazioni per oltre 3 milioni di euro".

Ma per il "dominus" della frode, i guai non erano ancora finiti. Con la "fase due" delle indagini infatti, i militari delle fiamme gialle, guidati dal comandante della compagnia di San Giovanni Valdarno, Ubaldo Collu, hanno ricostruito la base imponibile sottratta a tassazione ai fini delle imposte sui redditi, risalendo a 1,7 milioni di euro, “fuori usciti” dalle “casse” di 14 società, che lo stesso indagato amministrava attraverso “prestanome”. Adesso su questi soldi, ritenuti proventi illeciti, l'uomo dovrà pagare le tasse. 

A tradire l'imprenditore è stato l’alto tenore di vita condotto insieme ad alcuni complici. Acquisti e investimenti personali che sono apparsi troppo costosi agli occhi degli inquirenti rispetto ai redditi dichiarati dall'uomo. Così le Fiamme gialle hanno dato il via ad un complesso e imponente lavoro documentale, sia per il numero delle aziende coinvolte, che per il vorticoso giro di fatture false emesse. Al termine degli accertamenti  hanno rilevato che l'imprenditore avrebbe attinto somme dalle società, in cui non aveva alcun incarico o ruolo legalmente rivestito.

"Simulando pagamenti o giroconti infra-societari, anche verso l’estero, alcuni dei proventi sono stati spesi, tramite assegni o in contanti, per scopi personali ovvero per l’acquisto di abbigliamento di lusso, riconducibili a note griffe internazionali, e di dispositivi elettronici di ultima generazione". Abiti e borse di Gucci e Prada, auto di lusso, vacanze costose, regali alla ex moglie e all'attuale compagna. 

Al termine delle indagini, è stata disarticolata un’associazione per delinquere, composta da 7 soggetti, dedita alla commissione di reati fiscali, societari e fallimentari che, complessivamente, attraverso le società “cartiere” o “fallite”, ha sottratto a tassazione redditi per oltre 14 milioni di euro. Le investigazioni condotte testimoniano la particolare attenzione che il Corpo riserva alla tutela dell’economia legale, contrastando l’azione degli operatori economici disonesti, soprattutto in questo periodo di marcata crisi, causata dalla pandemia in atto.



 

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