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Cronaca

Corruzione e appalti truccati, imprenditore aretino ai domiciliari. Maxi inchiesta nelle Marche

Le procure di Ancona e Ascoli Piceno: "Esecuzione di interventi sui fiumi per finalità di contrasto al rischio idraulico e al dissesto idrogeologico, in spregio delle normative paesaggistiche ed ambientali". Funzionario della Regione in manette

C'è anche un imprenditore aretino tra i destinatari delle misure cautelari disposte dal Gip del Tribunale di Ancona al termine di una maxi inchiesta su un "giro di tangenti per pilotare gare d'appalto e affidamenti di lavori della Regione Marche lungo le aste fluviali della Regione". In queste ore 90 Carabinieri Forestali dei Gruppi di Ancona, Ascoli Piceno, Macerata, Pesaro Urbino e Arezzo  hanno portato a termine una complessa attività d’indagine che ha comportato l’esecuzione di misure cautelari personali a carico di 8 persone, disposte dal Gip del Tribunale di Ancona, nell’ambito di un’indagine iniziata nel 2021, diretta dalla Procura di Ancona e condotta dai militari del Gruppo Carabinieri Forestale della città dorica.
Un funzionario pubblico, dipendente della Regione Marche, residente in Provincia di Ancona è stato condotto in carcere e altri 7 imprenditori - tra cui l'aretino, 4 residenti in provincia di Ancona, 2 in provincia di Ascoli Piceno - sono stati posti agli arresti domiciliari.
"I militari hanno eseguito inoltre diverse perquisizioni personali e domiciliari a carico di ben 15 indagati, tra cui i destinatari delle misure cautelari - accusati a diverso titolo per i reati di corruzione, turbativa d'asta, truffa aggravata ai danni della Regione Marche, falso e rivelazione dei segreti d’Ufficio". In totale - spiegano i militari in una nota - sono stati perquisiti 26 siti, dei quali, 9 sedi di società, un ufficio regionale che si trova a Pesaro e 15 abitazioni tra te quali quella di un dirigente regionale attualmente non indagato.

Le indagini 

Le indagini sono iniziate nel 2021 a seguito di una serie di attività investigative condotte dai Carabinieri Forestali di Ancona e Ascoli Piceno che avevano denunciato alle Procure della Repubblica delle due città "l'esecuzione di alcuni interventi sui fiumi per finalità di contrasto al rischio idraulico e al dissesto idrogeologico, compresi ingenti tagli della vegetazione ripariate, in spregio delle normative paesaggistiche ed ambientali". Secondo i Carabinieri Forestali, ipotesi poi confermate anche dai Consulenti della Procura di Ancona, "gli interventi avevano pregiudicato in modo sostanziate la salubrità degli ecosistemi fluviali al solo fine di ricavare massimi profitti dalla commercializzazione del materiate legnoso prodotto dagli interventi".

L'attività investigativa ha portato ad ipotizzare un sistema consolidato di "favori e tangenti, orientato a condizionare gli esiti delle gare di affidamento dei lavori lungo i fiumi marchigiani da parte della Regione Marche (ex Genio Civile)".
Sull'imprenditore aretino, insieme ad altri 9 impresari delle Marche, pende l'accusa di corruzione. Sarebbero numerosi gli "indizi di tangenti in denaro e in utilità percepite dal funzionario per fornire agli imprenditori informazioni utili a condizionare gli esiti delle gare di appalto". Il funzionario arrestato, in concorso con due colleghi impiegati in Provincia di Pesaro Urbino, risulterebbe essersi prodigato anche per consentire ad una delle società corruttrici di aggiudicarsi il ribasso d’asta per un lavoro in Provincia di Pesaro Urbino, attraverso false integrazioni di lavori in realtà mai realizzati, ma regolarmente liquidati dalla Regione Marche.
Tra i soggetti indagati per turbativa d’asta si contano anche due funzionari della Regione Marche (ex Genio Civile) di Ascoli Piceno, che avrebbero condizionato l'esito di una importante gara del valore di 900.000 euro per lavori su aste fluviali da eseguirsi in Comune di Ripatransone.

"Dalle attività investigative condotte è emerso come i due imprenditori ascolani arrestati, dopo essere venuti a conoscenza del bando di gara, abbiano individuato delle società conniventi, alcune delle quali contattate dal funzionario della Regione Marche (ex Genio Civile) di Pesaro, con le quali si sarebbero accordati per presentare un'offerta pilotata e quindi aggiudicarsi l’appalto: il tutto in concorso con i funzionari ascolani che si adoperavano per invitare a presentare le offerte proprio alle società indicate dagli imprenditori stessi".
Le complesse indagini hanno portato ad ipotizzare turbative e corruzione in almeno cinque lavori pubblici, appaltati dalla Regione Marche (ex Genio Civile), dei quali 2 in provincia di Ancona, 2 in provincia di Pesaro Urbino e 1 in provincia di Ascoli Piceno, per un importo complessivo superiore a 1 milione e 200mila euro.

"In particolare il funzionario arrestato - spiegano gli inquirenti in una nota, anche con la collaborazione di altri due colleghi non indagati per corruzione bensì a diverso titolo per falso e rivelazione di segreti d'ufficio, si sarebbe adoperato per favorire le imprese "amiche", condizionando gli esiti delle gare attraverso rivelazioni di informazioni riservate.
I vantaggi percepiti dal funzionario accusato di corruzione, offerti dagli imprenditori coinvolti, sarebbero consistiti tra l’altro in forniture di legna da ardere, nell’utilizzo di veicolo con spese per carburante e altro a carico dell’imprenditore, nel pagamento di una festa di laurea, in pranzi o cene in ristorante, in interventi di riparazione meccanica ed elettronica degli autoveicoli, in forniture di telefoni e dì tablet e dì ingente quantitativo di olio extravergine d'oliva di produzione locale".

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