L'incontro al bar "Perla Nera", l'insistenza di Katia per un appuntamento successivo. Quello che le è poi costato la vita. Ieri i carabinieri hanno anche mostrato il video nella notte della tragedia di una telecamera di sicurezza (quella del Museo Aboca di Sansepolcro) in cui si vedono, a distanza di pochi secondi, sfilare le auto del padre di Piter Polverini, con il figlio alla guida, e quella di Katia dell'Omarino: la Nissan X Trail di colore blu scuro e poi la Citroen C1 rossa.

Il filmato è uno dei tre elementi chiave per la svolta nelle indagini sul delitto di Sansepolcro, oltre alle testimonianze di chi aveva visto i due assieme quella sera e, ovviamente, al riscontro del dna di Piter sotto l'unghia spezzata di Katia.

I fotogrammi-verità sono racchiusi in pochi attimi: è da poco passata la mezzanotte (sono le 0,08) che divide l'11 dal 12 luglio scorsi. A distanza di tredici secondi sfilano le due macchine. Piter e Katia, dopo un primo approccio al bar, viaggiano verso la stessa direzione. Lei lo aveva chiamato insistentemente al cellulare per ottenere l'appuntamento. Poco dopo i due si fermano, lei parcheggia e sale con il 24enne.

Dentro il suv, c'è la cassetta degli attrezzi del padre factotum di Piter che contiene il martello. Un'ora più tardi, l'attrezzo verrà usato contro la 39enne con cui si era appartato. Un accesso d'ira dopo la richiesta di più denaro rispetto a quello che i due avevano pattuito, questa l'ipotesi che gli inquirenti si sono fatti sul motivo dell'assassinio.

@MattiaCialini