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Cronaca Sestino

Gratien, ecco le motivazioni della Cassazione che faranno giurisprudenza: "Colpevole anche senza cadavere"

Un plico con 57 pagine è stato depositato dalla Suprema Corte: "Si è registrata una piena convergenza di elementi indizianti a carico dell'imputato"

"Colpevole di omicidio anche senza cadavere". Così nelle 57 pagine della motivazione depositata dalla Cassazione viene spiegato il perché della condanna definitiva per padre Gratien Alabi a 25 anni di carcere. Il religioso è finito nel carcere romano di Rebibbia per la morte di Guerrina Piscaglia. Nonostante l'assenza della prova principe, ovvero il cadavere, secondo la Suprema Corte "si è registrata una piena convergenza di elementi indizianti a carico dell'imputato, ritualmente acquisiti e tali da confinare il dubbio circa l'esistenza dell'omicidio e la sua attribuibilità all'imputato, nell'area dell'assoluta irragionevolezza".

"L'omicidio volontario di Guerrina Piscaglia  - si legge tra le pagine della motivazione - è frutto di apprezzamento logico derivante da una serie di evidenze indirette" e "l'attribuzione omicidiaria a Gratien Alabi è anch'essa frutto di elaborazione e valutazione congiunta di prove indirette, non essendo stata acquisita nessuna fonte dimostrativa che abbia percepito, nella sua materialità, il fatto storico oggetto dell'imputazione".

Le ipotesi alternative, ovvero la fuga e il suicidio, sarebbero da ritenere confinate "nell'area della irragionevolezza". La sentenza di secondo grado inoltre per la Cassazione "costituisce un tutto coerente e organico: ogni punto di essa non può essere preso a sé, ma va posto in relazione agli altri."  Una sorta di puzzle che, una volta messi insieme i pezzi, mostra il disegno complessivo.  

Secondo l'agezia Adn Kronos: "Le motivazioni della Cassazione sono destinate a fare giurisprudenza per casi analoghi di processi indiziari con assenza di cadavere".  Ad incastrare padre Graziano dunque sarebbe stata la  "concatenazione logica"grazie alla quale secondo la Cassazione si può stabilire la reponsabilità per omicidio anche in caso di mancato rinvenimento del cadavere.

"Ciò risponde - si legge nella motivazione - ad un criterio logico ed etico: la tesi della inconciliabilità tra una situazione di condanna per omicidio e il mancato rinvenimento del cadavere finirebbe con alimentare a ricorso a pratiche illecite di definitiva soppressione di resti umani, in totale spregio delle regole etiche in tema di rispetto dei defunti".

Poi una parentesi dedicata all'incontro con il fantomatico personaggio di zio Francesco, episodio ritenuto dalla Suprema Corte di pura fantasia.

"Se l'incontro posteriore al primo maggio tra padre Graziano, Guerrina e zio Francesco fosse realmente accaduto ci si sarebbe dovuti attendere da padre Graziano un comportamento del tutto diverso, consistente nel disvelamento alle forze dell'ordine e ai familiari della donna di quanto accaduto". Non parlò per segreto confessionale? Fandonie. Per la Cassazione, verso le 14 del primo maggio 2014 l'incontro tra il prete e la parrocchiana è "un fatto storico". Ci fu. Venne vista andare verso la canonica e ci fu uno scambio di telefonate e messaggi che si interrompe. Determinanti le attività svolte successivamente con il telefonino della Piscaglia, durante il pomeriggio in cui il frate andò a Sestino per un funerale e una messa. "... ne deriva che l'affermazione per cui Guerrina Piscaglia ha trovato la morte per mano di padre Graziano in quello specifico frangente non può dirsi né illogica né tantomeno apodittica, ma rispondente ai canoni di valutazione della prova indiziaria".

Le motivazioni sottolineano un dubbio: quello sul luogo dell'omicidio. Non è infatti mai stato chiarito se è avvenuto all'esterno oppure in canonica, proprio perché i depistaggi attribuiti al religioso avrebbero ritardato le indagini. Appare invece chiaro il movente.

"La ragione essenziale del delitto - dice la Cassazione - viene ravvisata nelle difficoltà insorte nella relazione sentimentale". Padre Gratien infatti sarebbe stato trasferito e non avrebbe abbandonato l'abito come forse sperava Guerrina. 

Quindi il no alla concessione delle attenuanti generiche "non essendo emerso alcun elemento positivo sul fatto o sulla personalità tale da comportare una necessità di attenuazione del trattamento sanzionatorio". Subito dopo il fatto, Gratien ha avuto una condotta tesa "ad una dolosa alterazione della realtà, indicativa di elevata capacità a delinquere".

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