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Cronaca

Ghizzoni in commissione banche: "Incontrai la Boschi, mi chiese se potevamo intervenire sull'Etruria"

E' il giorno di Federico Ghizzoni. Oggi l'ex ad di Unicredit è comparso davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle banche per raccontare la propria verità in merito a tutta la vicenda di Banca Etruria. Ghizzoni è stato al centro...

E' il giorno di Federico Ghizzoni.

Oggi l'ex ad di Unicredit è comparso davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle banche per raccontare la propria verità in merito a tutta la vicenda di Banca Etruria.

Ghizzoni è stato al centro dell'interesse dell'opinione pubblica dopo l'uscita del libro "Poteri Forti (o quasi)" di Ferruccio De Bortoli dove viene riportato di un suo colloquio con l'allora ministro Maria Elena Boschi sulla possibile acquisizione di Banca Etruria.

L'audizione è cominciata, come di consueto, con il racconto di Federico Ghizzoni.

"Tutto è iniziato il 1 settembre 2014 quando Maria Natale vicedirettrice del nostro gruppo venne contattata da Mediobanca che all'epoca agiva come advisor di Banca Etruria. Ci venne chiesto se ci interessava prendere visione del dossier dell'istituto di credito con la finalità di, eventualmente, acquistarla. Rispondemmo già il giorno dopo dicendo che non eravamo interessati all'acquisto perché in quel momento eravamo interessati a manovre all'estero".

"Nella prima settimana di settembre 2014, durante il forum Ambrosetti, incontrai per la prima volta il ministro alle Riforme Maria Elena Boschi. In questo contesto non ci furono contatti di alcun tipo. L'11 di settembre ebbi un altro incontro con la ministra Boschi e Giuseppe Scognamiglio di Unicredit. Un incontro istituzionale dove si parlò della politica del governo Renzi, del processo di riforme avviato oltre che un discorso generico sulle banche. Ma non ci fu alcun riferimento specifico. Nessun riferimento a Banca Etruria".

"A fine ottobre del 2014 ci arrivò una richiesta direttamente da Banca Etruria per fissare un incontro con il sottoscritto. Ricordo che la mia segretaria mi disse per telefono che di questo incontro erano al corrente anche organi istituzionali. Pensai che si trattasse di Banca d'Italia.

Il 5 novembre dello stesso anno, Nicastro, allora direttore direttore generale di Unicredit, venne contattato da Rosi e dal altri di Banca Etruria per ottenere un incontro. Mi scrisse per raccontarmi di questa richiesta di appuntamenti.

Faccio un passo indietro. Il 4 novembre del 2014 in occasione delle celebrazioni per i 15 anni di Unicredit incontrai Boschi ma, anche in questo momento, non fece alcun tipo di discorso. Qui però fissammo un incontro per il 12 dicembre.

Il 3 dicembre invece come Unicredit fissammo un appuntamento con la BPEL. All'incontro andammo io e il mio assistente Colavizza, e ad attenderci c'erano Rosi e Paolo Gualtieri, advisor della Banca Etruria. In questo incontro mi venne richiesto di prendere visione ancora una volta visione della situazione della banca. Mi venne detto che l'istituto di credito doveva trovare una soluzione urgente, e trovare un investitore perché cera il rischio di commissariamento già da febbraio 2015. Mi venne illustrato il processo di ristrutturazione, il passaggio da cooperativa a spa. Mi venne detto che avrebbero ridotto di 400 unità i dipendenti (su 1400) e mi venne parlato anche di una riduzione delle filiali. Infine chiesero se c'era interesse ad intervenire nel capitale di Banca Etruria. Mediobanca ci chiese di acquisire solo la good bank che sarebbe sorta dopo l'eventuale processo di acquisizione. Risposi che non vedevo l'operazione fattibile in maniera semplice. Soprattutto perché i tempi erano molto stretti. Il 12 dicembre incontrai il ministro Boschi e per la prima volta affrontammo il tema specifico delle banche. Lei mi manifestò la sua preoccupazione per quello che avrebbe comportato, in termini di ricadute, le crisi di Mps e Banca Etruria. Le sue perplessità erano soprattutto inerenti a quali sarebbero state le ricadute sul territorio, sulle piccole imprese e sulle famiglie in termini anche di erogazione del credito. Era in apprensione di eventuali impatti negativi. Feci presente da parte mia che condividevo questo aspetto anche se ritenevo che banche sane avrebbero preso delle posizioni e sollevato il territorio da queste difficoltà. La ministra allora mi chiese se era possibile per noi di Unicredit prevedere un intervento su Banca Etruria.

Le risposi che non ero in grado di dare alcuna risposta. Le dissi che avevamo già avuto un contatto con la banca e che stavamo esaminando la cosa in totale autonomia da parte nostra. Lei mi disse di condividere questa nostra decisione e ci lasciammo con la convinzione che noi di Unicredit avremmo agito nel nostro interesse. Fu un incontro cordiale e personalmente non avvertì pressioni da parte del ministro. Non mi venne chiesto imperativamente di intervenire sull'Etruria con l'acquisizione. Da allora non ci sono stati ulteriori contatti".

"Il 13 gennaio del 2015 mi arrivò una mail da Marco Carrai (all'epoca dei fatti presidente degli aeroporti di Firenze), cito testualmente: "Solo per dirti che su Etruria mi è stato chiesto di sollecitarti se è possibile ad una risposta". La mia prima reazione fu di pensare a chi potesse aver sollecitato questa risposta. Esclusi la banca perché avevamo contatti diretti. Decisi in tutta autonomia di non chiedere l'identità di chi esprimeva la necessità di sollecitazione e risposi a Carrai che stavamo lavorando.

29 gennaio io, Colavizza, Gualtieri e Rosi ci incontrammo nuovamente. Mi sentivo nelle condizioni di anticipare la nostra decisione in merito all'acquisizione. Dissi che non volevamo investire in Banca Etruria per più di una ragione e che, anche il solo investimento nella good bank richiedeva degli sforzi troppo grandi.

Poco la banca venne commissariata.

L'11 febbraio 2015 ebbi dei contatti con Barbagallo di BankItalia dove mi veniva chiesto se, anche alla luce del commissariamento non eravamo disposti ad investire sull'Etruria. Risposi che per noi non era davvero possibile.

Dal 24 febbraio non ci fu più alcun contatto in Unicredit con Banca Etruria. Se ne riparlò a fine anno quando ci fu il processo di salvamento delle 4 banche".

Al termine dell'intervento di Ghizzoni è stato il presidente della Commissione Pier Ferdinando Casini ad intervenire chiedendo se, "in seguito al suo colloquio con la ministra Boschi avesse notato un cambiamento di atteggiamento nei confronti sui o della Unicredit".

Ghizzoni ha risposto: "I rapporti istituzionali sono proseguiti. Ma non ho ravvisato alcun cambiamento nei nostri confronti". Non si è fatta attendere la reazione di Maria Elena Boschi che attraverso Twitter ha scritto: "Confermo relazione iniziale di #Ghizzoni. Non ho fatto alcuna pressione. E non ho chiesto IO di acquisire Banca, ma Mediobanca e BPEL. Io ho solo chiesto info. Adesso la parola al Tribunale".

"Sulla vicenda Banca Etruria - ha fatto sapere il sottosegretario Boschi - confermo ciò che ha detto oggi Ghizzoni. Che è stato impeccabile nel raccontare i fatti. I fatti sono quelli. Io mi sono informata e interessata come avrebbe fatto chiunque altro all'economia del proprio territorio.

Ghizzoni ha espressamente smentito eventuali pressioni definendo normale il mio comportamento. Ma soprattutto ha dimostrato che a chiedere di valutare l'acquisizione di Banca Etruria non fui io, come surrettiziamente fatto credere da una calibrata campagna di stampa per mesi, ma dall'advisor di Banca Etruria, prima. E dal management della banca, poi. Io non ho chiesto di acquisire una banca, ho chiesto se Unicredit fosse interessata o meno. C'è una bella differenza. E la risposta che mi è stata data è stata ineccepibile e corretta.

Per me le parole di Ghizzoni sono molto preziose per la causa civile nei confronti del dottor De Bortoli. Che gode della solidarietà professionale di molti colleghi giornalisti ma per lanciare il suo libro ha raccontato il fatto in modo volutamente distorto.

Ricapitolando: dopo le audizioni di Vegas, Visco e Ghizzoni, tutti confermano che non c'è stata nessuna pressione. E viene integralmente confermato il mio discorso in Parlamento del dicembre 2015.

So che a larga parte delle opposizioni non interessa fare chiarezza sulle banche ma solo attaccarmi. Mi spiace per loro: potevano affrontare i veri scandali bancari, hanno passato questi mesi a parlare solo di me e dei miei incontri.

Ma la verità è più forte di qualsiasi gioco mediatico e speculazione politica. Per me conta solo la verità. E non vedo l'ora che venga sancita da un Tribunale della Repubblica. Adesso mi rimetto al lavoro, buona giornata a tutti".

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