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Cronaca

Frode "carosello", auto e trattori venduti tra società fantasma per evadere il fisco. Maxi sequestro

Due soci, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, tra il 2015 e il 2018, avrebbero acquistato una partita di trattori e di auto di grossa cilindrata, in regime di non imponibilità Iva, grazie a false dichiarazioni d’intento, "che permettevano ai loro utilizzatori di effettuare acquisti senza Iva"

Una frode "carosello", con compravendita di auto e trattori tra otto società create ad hoc e poi scomparse, e numerose "teste di legno" coinvolte. A metterla in atto sarebbero stati un professionista aretino e un imprenditore parmense suo socio. Un raggiro di dimensioni imponenti che, secondo la Procura di Arezzo, avrebbe superato gli 8 milioni di euro - ai quali si aggiungerebbe oltre un milione e 300mila euro di evasione dell'Iva - e per il quale è scattato un sequestro preventivo di beni per oltre 1 milione e 400 mila euro. 

A scoprire la consistente frode sono stati i Finanzieri della Compagnia di Arezzo. L’indagine, coordinata dal procuratore Roberto Rossi, avrebbe fatto emergere numerose operazioni fittizie di compravendita tra le 
società, per un volume d'affari di milioni di euro, evasione e oltre 100mila euro di imposta sul reddito delle società (Ires) non versata.

Dall'acquisto di trattori e auto alla frode

I due soci, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, tra il 2015 e il 2018, "hanno acquistato un’importante partita di trattori e di autovetture di grossa cilindrata, in regime di non imponibilità Iva, grazie a false dichiarazioni d’intento , che permettono ai loro utilizzatori di effettuare acquisti senza Iva".
Subito dopo l’acquisto, i “mezzi” sarebbero passati ad una delle società dell’organizzazione che avrebbe poi immediatamente cessato l'attività. Sarebbe iniziata così una "girandola di cessioni infra-gruppo"  (ben
14 in poco più di un anno) attraverso la quale si è concretizzata la frode. Le imprese acquirenti, infatti, avrebbero beneficiato di "ingenti, quanto falsi, crediti Iva nei confronti dell’Erario, mentre le imprese cedenti, amministrate da soggetti “prestanome”, avrebbero omesso gli adempimenti fiscali ed i versamenti delle imposte a debito, per poi chiudere l’attività definitivamente, in modo da far perdere le loro tracce al fisco.

I due soci avrebbero così "frodato l’Erario - spiega la Guardia di Finanza - riuscendo a conseguire un vantaggio in
termini di maggiore competitività sul mercato, grazie agli acquisti operati indebitamente, senza Iva".

In seguito agli esiti delle indagini il gip del tribunale di Arezzo ha emesso un decreto di sequestro preventivo, uper un valore di 1milione 428mila 670 euro, su disponibilità liquide, beni mobili, immobili e quote societarie, nei confronti dei "dominus" della frode, delle società coinvolte e delle varie "teste di legno".

"La specifica attività, in stretta sinergia tra la Procura della Repubblica di Arezzo e la Guardia di Finanza - spiegano in una nota le Fiamme Gialle -, si inquadra in un più ampio contesto operativo, finalizzato alla tutela dei consumatori e degli operatori economici onesti, che  agiscono lealmente nel rispetto delle regole; chi utilizza fatture false e mette in piedi sistemi articolati e complessi di frode arreca danni all’intera collettività, tanto più gravi in momenti di emergenza e crisi economica come quello che stiamo vivendo".

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