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Cronaca

Fort Knox, confisca record: 198 milioni di euro. Patteggiamenti e riti abbreviati: decine di condanne tra 6 mesi e 2 anni

Un'udienza durata ore, iniziata alle 10 del mattino e conclusa questa sera alle 19, quando il giudice per le udienze preliminari Cucchi ha letto i dispositivi. Cinque in tutto per la vicenda ormai nota come Fort Knox. Rinvii a giudizio...

Un'udienza durata ore, iniziata alle 10 del mattino e conclusa questa sera alle 19, quando il giudice per le udienze preliminari Cucchi ha letto i dispositivi. Cinque in tutto per la vicenda ormai nota come Fort Knox. Rinvii a giudizio, patteggiamenti, riti abbreviati, confisca dei beni e messa in prova: 66 imputati in tutto.

E la stangata non è mancata. Soprattutto per quanto riguarda le confische: beni per ben 198 milioni. Un valore cinque volte superiore a quello dei beni sequestrati durante le indagini, calcolato in base a quello che gli inquirenti hanno presunto fosse il giro d'affari.

Gli imputati erano 66. In 4 hanno optato per la messa in prova e compariranno di fronte al giudice monocratico l'8 maggio 2018. 34 i patteggiamenti: pene che vannodai sei mesi ai 2 anni, con la condizionale. 16 i riti abbreviati e 8 gli imputati rinviati a giudizio. Per loro l'udienza si terrà l'8 maggio di fronte al collegio: i capi di imputazione sono ricettazione (inizialmente era riciclaggio) e associazione per delinquere.

LE RICHIESTE DELLA PROCURA

Le richieste della Procura, sostenute dal pm Marco Dioni, sono chiare: da un lato che vengano accordate le 34 richieste di patteggiamento, dall’altro per chi ha chiesto il rito abbreviato – 19 persone in tutto. Per tutti, compresi gli otto che hanno deciso di intraprendere il rito ordinario, è stato quindi chiesto il rinvio a giudizio. Poi l’ingente capitolo della confisca dei beni, per milioni di euro.

E proprio nel tentativo di ridimensionare la cifra, i legali della difesa si sono pronunciati nelle ultime udienze. L’obiettivo per loro è di ridurre l’ammontare dei beni da confiscare. LA VICENDA

L’inchiesta prese il via nel novembre del 2012. Il quadro dello sporco giro d’affari fu minuziosamente ricostruito: il metallo prezioso veniva acquisito dall’organizzazione criminale – che aveva solide radici nell’Aretino – dai compro oro del Sud, fuso e riproposto in verghe e lingotti per essere rivenduto in Svizzera.

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