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Cronaca

"Rompe meno lontano dalla giunta". Perché Ghinelli volle Macrì a Estra e i pareri contrari nella maggioranza

Sono le registrazioni trovate nel personal computer di Sergio Staderini a rivelare il cammino compiuto per arrivare alla nomina di Francesco Macrì a presidente della multiutility dell'energia

Tra le lunghe registrazioni che Sergio Staderini, all'epoca dei fatti amministratore unico di Coingas, ha fatto di nascosto dagli interlocutori presenti e ha poi conservato nel suo pc, ci sono anche quelle che riguardano la nomina di Francesco Macrì a presidente di Estra.

Il computer, sequestrato nella prima fase delle indagini sulle consulenze d'oro di Coingas nel corso del 2019, è stato rivelatore di valutazioni politiche nel centro destra che non hanno tenuto conto del parere dell'allora segretario generale del Comune di Arezzo Foderini. Ma andiamo per ordine. Siamo nell'anno 2016.

Nel corso di una riunione fu il sindaco Alessandro Ghinelli a riferire a rappresentanti della maggioranza che avrebbe proposto il nome di Francesco Macrì per la presidenza di Estra. Quest'ultimo infatti era stato eletto in consiglio comunale, nel corso delle elezioni del 2015, tra le fila di Fratelli d'Italia e aveva iniziato a rivendicare un ruolo di presidente del consiglio comunale, che invece fu affidato ad Alessio Mattesini di Forza Italia, tenendo così i rappresentanti del partito della Meloni fuori dalle stanze dei bottoni, atteggiamento che lo stesso Macrì non gradì e fece capire subito che avrebbe messo i bastoni tra le ruote ai lavori della maggioranza che sosteneva il neo sindaco Ghinelli. Nella prima seduta dell'assise aretina si scontrò con il primo cittadino e si disse fuori dalla coalizione di governo.

Le informative della Digos al sostituto procuratore Claudiani, lavorate nel corso del 2019, mettono in evidenza come alcuni membri della maggioranza ebbero una forte contrarietà all'idea di offrire a Macrì un ruolo da 120mila euro l'anno dovendone anche valutare se tale incarico fosse legittimo. Gli inquirenti ritengono la conversazione penalmente rilevante perché il sindaco nell'affermare di non volere Macrì ne in consiglio, ne in giunta perché ritenuto un "personaggio ingombrante" racconta di aver avuto parere negativo (in realtà non firmato) dal segretario Foderini sull'ipotesi di nomina a presidente di Estra. Il sindaco procedette dicendo che però l'assessore Merelli aveva trovato un avvocato di Torino che tramite un parere preliminare sosteneva che la nomina si poteva fare.

Attraverso queste registrazioni, la Digos individua la conferma dell’asse tra l’assessore Alberto Merelli e Francesco Macrì. Il primo si sarebbe mosso per un parere che risultasse favorevole dopo che Macrì avesse mostrato di gradire la nomina a Estra. La conferma arriva da un’altra conversazione registrata alla quale partecipa il consigliere comunale di OraGhinelli Simone Cherici che racconta di una telefonata di 40 minuti di Macrì dove gli aveva illustrato ci contenuti del parere a suo favore.

Un’altra conversazione furtivamente registrata vede come protagonisti Staderini e Macrì. E’ il leader locale di Fratelli d’Italia che istruisce il presidente di Coingas su come dovrà presentare la sua candidatura a presidente di Estra di fronte all’assemblea dei soci. Qualcuno potrebbe storcere la bocca, ma c’è, appunto il parere già pronto da tirare fuori al momento opportuno.

In una conversazione allargata, Ghinelli, illustra i motivi che hanno fatto pensare a Macrì come prossimo presidente di Estra. C’è da riconoscere un ruolo a Fratelli d’Italia, ma visto che il nome è quello di Francesco Macrì, non doveva essere piazzato troppo vicino alla giunta o al consiglio comunale.

Il sindaco, si era portato avanti con il lavoro “cercando di capire se era possibile farla una cosa del genere, oppure no, perché Macrì ha un ruolo di consigliere comunale…. Io ho sentito sull’argomento il segretario generale che mi ha detto che non era possibile e attraverso Alberto Merelli ha contattato un illustre principe del foro di Torino che ha scritto una bozza di parere nel quale si dice che l’operazione è possibile.”

Ma su questo punto ci sono una serie di personaggi politici che non sono d’accordo: Cesare Bircolotti, consigliere comunale di OraGhinelli, avanza dubbi di legittimità, l’assessore Marcello Comanducci lo considera un grosso regalo ingiustificato per Macrì, visto che gli assegnerebbe un compenso di 120mila euro all’anno. Quest’ultimo dice nella conversazione: “Io non sono d’accordo, tanta gente che ho sentito vede un accrocco politico per levarsi un problema a costi di 500/600 mila euro in 4 o 5 anni.”

Poi il ragionamento tra Staderini e Ghinelli si fa più terra terra. “Ragioniamo per eccessi, ci rompe più i coglioni in giunta o ci rompe più i coglioni in Estra?" Dice il primo, e il secondo risponde: "ma in giunta, per forza.” E il Comanducci insiste: “Che non si dia la dimostrazione che rompendo il cazzo ti ritrovi un posto da 120mila euro l’anno.”

Anche la consigliera Donata Pasquini, sempre di OraGhinelli avanzava in quel frangente dubbi sulla legittimità della nomina. Forti perplessità furono mostrate anche da Angelo Rossi.

Tuttavia la questione più rilevante, si evince leggendo proprio il parere dell’avvocato di Torino Simona Rostagno: “Nel caso di specie - scrive il legale consultato ad hoc - emerge che il consigliere comunale in carica non è nominato presidente con deleghe gestionali dirette…”

Appare evidente che l’avvocato non era a conoscenza del fatto che invece queste sarebbero state previste. Il presidente di Estra aveva deleghe gestionali che erano state inserite per riequilibrare i poteri tra Prato, Siena ed Arezzo e per giustificare il compenso del presidente stesso.

Nell'avviso di chiusura delle indagini il pm Claudiani, indica il reato di abuso d'ufficio in concorso perché Ghinelli e Merelli nelle loro qualità di sindaco e assessore del Comune di Arezzo, Staderini in qualità di presidente del Cda di Coingas e Francesco Macrì, definito nelle carte come istigatore e beneficiario, si sarebbero accordati per la nomina di quest'ultimo a presidente di Estra violando l'articolo 7 comma 2 lettera D del decreto legislativo n.39 del 2013 e dell'articolo 78 comma 1 del decreto legislativo 267 del 2000. In sostanza la prima norma vieta di conferire incarichi di amministrazione in enti privati in controllo pubblico, come Estra appunto, a chi avesse avuto un ruolo di consigliere comunale nell'arco dell'anno precedente alla nomina. Fattispecie che riguarda proprio Macrì eletto in consiglio comunale nelle fila di Fratelli d'Italia nel 2015 e dimessosi a metà settembre del 2016, nei giorni del nuovo incarico in Estra.

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