Don Virgilio, il Pastore con “l’odore delle pecore”. L'ultimo saluto
Il ricordo di Santino Gallorini in seguito alla scomparsa del parroco di Rigutino
Si svolgeranno lunedì 12 giugno, i funerali di Don Virgilio Annetti, parroco di Rigutino. L'ultimo saluto al parroco avrà luogo nella chiesa dei santi Quirico e Giuditta, la stessa da lui guidata per anni. Di seguito riportiamo le parole di ricordo di Santino Gallorini, appassionato conoscitore della storia locale e amico del prete.
Don Virgilio, il Pastore con “l’odore delle pecore”
Pregavamo perché non accadesse, ma quello che ci diceva il fratello Daniel non lasciava speranze. E ieri 10 giugno alle 19,20 don Virgilio Annetti è tornato alla Casa del Padre.
Quanti ricordi! Da quando arrivò a Rigutino quale assistente dell’antico Arciprete don Alfredo Barbagli, nel 1964, si può dire che don Virgilio sia stato anche un po’ il pastore di Vitiano. Sia perché tutti i bambini vitianesi che andavano alle Medie di Rigutino lo avevano come insegnante di Religione, sia perché veniva spesso a Vitiano per la festa del Patrono o per le Confessioni comunitarie. C’era anche il fatto che era stato per un periodo parroco della vicina Ottavo. E lì a Ottavo aveva scoperto e incominciato ad apprezzare il santo pellegrino penitente sepolto in quella chiesa: Baldassarre Audiberti. Don Virgilio voleva bene a Baldassarre e mi ha sempre incoraggiato e sostenuto nelle mie ricerche sul “Santo delle croci”.
Con don Virgilio ho scritto e pubblicato due fra i miei libri più belli, con presentazioni incredibili, veri eventi. Il primo è dedicato a Rigutino ed è uscito nel 1996, il secondo parla dell’insorgenza aretina del “Viva Maria” e della “battaglia di Rigutino”.
È stato durante i lavori per il libro sulla storia di Rigutino (Rigutino, l’antica “Bricianum”), che ho “scoperto” un altro don Virgilio. Ho toccato con mano la sua capacità organizzativa, il suo impegno per far restaurare e mantenere al meglio, sia la chiesa parrocchiale che l’antica Pieve alla Sassaia, sia l’Asilo “Meacci” che le varie “Edicole” mariane della parrocchia; l’ho visto all’opera, assieme ai suoi più stretti collaboratori, nel creare nuovi locali, nuove occasioni di aggregazione, il giornalino, nuove “feste”. A Rigutino era sempre festa: una festa per chi festeggia i 25-50-60 anni di matrimonio, una festa per chi compie i 50 anni; una festa per la mamma; una festa per il babbo; e poi la cioccolata calda la Notte di Natale, la via Crucis sul Lignano, la montagna occupata “manu militari” da don Virgilio e dai suoi rigutinesi.
E come dimenticare la “Gallorinata”, nata nel 1995 da un’altra idea di don Virgilio, figlio di una Gallorini: mesi e mesi a ricercare tutti i Gallorini negli elenchi telefonici d'Italia, poi a contattarli tutti e quindi, un giorno di fine primavera, la partenza per Galloro, vicino a Palazzo del Pero, da dove provengono e il cui toponimo ha dato vita al cognome “etnico”.
Don Virgilio è stato uno dei sacerdoti più generosi, tra tutti quelli che ho conosciuto (e posso dire che sono davvero tanti). Posso testimoniare di tante volte, con lui nel suo ufficio o di fronte alla canonica, che si è sentito suonare il campanello o si è visto arrivare qualche persona. Ho assistito a certe richieste di aiuto, a volte vere, a volte palesemente false, che invitavano a cacciare il questuante, e sempre ho visto don Virgilio frugarsi in tasca, salire in casa, aprire qualche cassetto o qualche scatolone. E dare. Tanto, poco, giusto, non lo so. So che l’ho visto sempre dare con il sorriso, un sorriso solidale con i veri bisognosi, un sorriso un po’ smaliziato con i “trappoloni”, ma solo dopo aver dato anche a questi ultimi, mi sussurrava: “Adesso se ne va a bere o a giocare, ma l’opera buona rimane. E poi, almeno non andrà a rubare …”.
Ricordo quando ospitò per alcuni mesi dei musicisti di strada, che di giorno si recavano a suonare nelle strade e piazze di Arezzo e dintorni, per tornare a sera nella canonica di Rigutino, a mangiare, a dormire, a trovare un tetto amico. E con il loro ospite, si intrattenevano a parlare, a ricordare, ringraziandolo con l’esecuzione di loro brani.
Senza dire dei tanti denari personali che ha messo per i restauri delle due chiede di Rigutino ed anche per il tetto della Pieve di San Cassiano, dove fu battezzato.
Di don Virgilio erano apprezzati il carattere gioioso, la sua simpatia, le sue omelie profonde, ma leggere perché infarcite di aneddoti e storie, la sua profonda fede.
Ci sarebbe da scrivere tanto e tanto. Basti dire che don Virgilio è stato davvero un Pastore “con l’odore delle pecore” e oltre che ad andare a cercarle, si inventava nuovi momenti, religiosi e no, per radunarle e per stare in mezzo a loro.