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Cronaca

Delitto della discoteca, Izvoranu condannato a 26 anni

La Corte d'Assise ha accolto la tesi dell'accusa e dopo circa quattro ore di camera di consiglio è stato emesso il verdetto: Vasile Izvoranu, accusato di omicidio volontario per la morte di Mocka Piro, è stato condannato a 26 anni di carcere...

La Corte d'Assise ha accolto la tesi dell'accusa e dopo circa quattro ore di camera di consiglio è stato emesso il verdetto: Vasile Izvoranu, accusato di omicidio volontario per la morte di Mocka Piro, è stato condannato a 26 anni di carcere. Tanto aveva chiesto il pm Elisabetta Iannelli (22 per l’omicidio dell’albanese e 4 per il tentato omicidio dell’amico del giovane). E tanto la Corte, presieduta dal giudice Silverio Tafuro, ha disposto. Le motivazioni le conosceremo tra 90 giorni.

"Siamo pronti a ricorrere in appello", ha commentato il legale Gianni Bertuccini che insieme all'avvocato Michele Passione hanno assistito il giovane rumeno. Un verdetto pesantissimo, di fronte al quale lo stesso Izvoranu è apparso distrutto. Poi, pur avendo ottenuto il permesso di trascorrere la notte ad Arezzo, il giovane ha preferito salire in auto e tornare a Senigallia, dove sta scontando i domiciliari con il braccialetto elettronico.

L'UDIENZA

L'ultima udienza del processo è iniziata con molto ritardo questa mattina: un problema con il braccialetto elettronico avrebbe rallentato l'arrivo ad Arezzo. Poi, alle 12,30 circa sono iniziate le requisitorie: prima quelle delle parti civili, rappresentate dell'avvocato Francesco Molino e l'avvocato Dabizzi (quest'ultimo rappresenta la sorella della vittima e aveva chiesto un risarcimento di 600 mila euro).

LA VICENDA

Il delitto avvenne nella notte tra il 7 e l’8 settembre 2014, all’esterno di un locale in seguito ad una rissa che vide contrapposti la vittima, due amici e i due fratelli. All’origine della tragedia ci sarebbe stato un equivoco: una spallata inferta alla ragazza, mentre tutti quanti erano all’interno del locale, che fu interpretata come un segno di “mancato rispetto”. L’alcol avrebbe fatto il resto, impedendo di vedere con obiettività un gesto che altrimenti, forse, sarebbe passato inosservato. Izvoranu con la sorella Livia furono trovati l'indomani dai carabinieri: lei a casa di amici, lui si arrese dopo una breve trattativa.

Le loro strade si divisero sul fronte processuale: la ragazza preferì il rito abbreviato ed in primo grado è stata condannata a 6 anni. Vasile invece decise di affrontare la Corte d'Assise.

APPELLO

Per lui è arrivata una stangata: solo a ottobre si conosceranno le motivazioni. Solo allora la difesa potrà ricorrere in appello. E lo farà ripartendo da quello che ha definito "ragionevole dubbio", costituito dal fatto che una manciata di minuti, secondo i periti di parte, renderebbero incompatibile la presenza del giovane nel parcheggio del locale all’ora del delitto.

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