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Cronaca

Delitto del fiume, depositato l'Appello per Piter: verso un nuovo processo

Uccise a pugni e martellate una donna, Katia Dell'Omarino. Condannato a 16 anni di reclusione, oggi Piter Polverini ha presentato tramite i suoi legale, Mario Cherubini e Piero Melani Graverini, ricorso in Appello. Sono passati 45 giorni da...

Uccise a pugni e martellate una donna, Katia Dell'Omarino. Condannato a 16 anni di reclusione, oggi Piter Polverini ha presentato tramite i suoi legale, Mario Cherubini e Piero Melani Graverini, ricorso in Appello.

Sono passati 45 giorni da quando la motivazione della sentenza pronunciata dal giudice Piergiorgio Ponticelli lo scorso 10 luglio è stata depositata. Un mese e mezzo circa nel quale i legali di Polverini hanno analizzato parola per parola le 19 pagine contenenti le motivazioni e hanno elaborato il ricorso.

L'obiettivo della difesa è quello di far riconoscere le attenuanti generiche prevalenti per ottenere un ulteriore sconto di pena.

Ma cosa recita la motivazione? Secondo Ponticelli, il giovane è un "soggetto con elevata capacità a delinquere". Non solo per il fatto in sé, ma anche per come si comportò in seguito, occultando l'arma e mantenendo il sangue freddo quando fu interrogato la prima volta di carabinieri come teste. E per questo il gip non aveva concesso le attenuanti generiche prevalenti. Compresa quella della provocazione che, sostengono i legali, c'era stata da parte della 40enne.

Mentre il vizio parziale di mente per un disturbo della personalità riscontrato dai periti

è stato preso in considerazione e ha evitato che nella pena andasse a pesare l'aggravante della "minorata difesa".

La vicenda

Uccisa per 10 euro in più rispetto a quanto pattuito. E’ il motivo del femminicidio consumato a Sansepolcro, sulle rive del torrente Afra, nella notte tra l’11 e il 12 luglio 2016. Piter Polverini, all’epoca 24 anni, impiegato della Sisal di Campo di Marte ad Arezzo, ammazzò la 39enne biturgense Katia dell’Omarino. Un assassinio feroce, consumato dopo una serata insieme nel Suv del padre. Un raptus al culmine di un litigio: il motivo? La somma da corrispondere per una prestazione sessuale. I due si sarebbero accordati per 10 euro, Katia ne avrebbe chiesti 20 e Piter non li aveva. Il 24enne di San Giustino, forse spaventato dalla vergogna se fosse emerso l’episodio, iniziò a prendere a pugni la donna con cui si era appartato. Poi cercò di strangolarla. Scesi dal suv, il ragazzo impugnò il martello del padre operaio, per poi vibrare i colpi mortali alla testa di Katia, prima di gettarla nel greto dell’Afra. Poi ripartì per tornare a casa. Vicino all’abitazione si disfece dell’arma del delitto, gettandola dentro un cespuglio, dove è rimasta per oltre due mesi. Finché a settembre non è stata ritrovata dai carabinieri e Piter è stato arrestato.

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